Mahmoud Abdalla, identificato il corpo smembrato del giovane 19enne
Tutto ha inizio il lunedì sera del 24 luglio 2023, quando la Guardia costiera rinviene, nel porticciolo di Santa Maria Ligure, a est di Genova, i resti di un corpo umano. In breve, si scopre che il cadavere, decapitato e con le mani amputate, rispondeva al nome di Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla. Un 19enne, che è stato ospite di una comunità di minori non accompagnati fino al compimento della maggiore età. Dopo aver abbandonato la comunità di cui faceva parte a Genova, Mahmoud Abdalla aveva iniziato a lavorare in una barberia, a Chiavari, dove sono stati rinvenuti i resti del cadavere.
Il pubblico ministero, Daniela Pischetola, ha subito aperto un fascicolo per omicidio. Il medico legale, Davide Bedocchi, ha avvermato che il giovane sarebbe stato ucciso da delle pugnalate, in particolare da un punteruolo dritto al cuore. L’omicidio sarebbe stato commesso tra la notte del 23 e il 24 luglio. Dopo diversi sospetti e diversi interrogatori, la svolta nell’omicidio: a uccidere il giovane sarebbero stati i due datori di lavoro. Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, 26enne conosciuto anche come “Bob”, e Mohamed Ali Abdelghani, 27enne conosciuto anche come “Tito”.
Mahmoud Abdalla ucciso dai datori di lavoro: voleva solo cambiare aria
Per arrivare alla verità, molteplici voci sono state ascoltate. Tra esse operatori della comunità e tutor che si occupavano o che si sono occupati del giovane. Di lui si conosceva davvero poco. Si divideva tra il lavoro nella barberia e piccole azioni di spaccio, non note alle forze dell’ordine. Il giovane provava a sopravvivere e proprio per evitare di finire su di una strada sbagliata aveva parlato ai suoi datori di voler andare via, di cambiare barberia e andare a lavorare da un conoscente. Bob e Tito sono stati ascoltati in interrogatorio per diverse ore, ma più volte smentivano l’omicidio. A tradirli sono stati le videoregistrazioni di sicurezza che hanno immortalato i due salire su un taxi con due valigie riposte nel bagagliaio. Una delle due valigie era stata vista in mano alla vittima a Genova. Un’altra telecamera, invece, avrebbe visto i due arrivare nell’edificio della barberia e di uscirne a notte fonda con la stessa valigia sulle spalle – precisamente erano le 03:07 del mattino del 24 luglio. I due ricompaiono 49 minuti dopo. Secondo gli inquirenti, i due avrebbero, in quel tempo, mozzato la testa e le mani del giovane per poi liberarsene alla foce del fiume Entella, dove gli arti sono stati ritrovati entro le 24 ore successive.
I due, traditi dai video delle telecamere, avrebbero ceduto. Bob ha dichiarato che Tito avrebbe litigato con il giovane e lo avrebbe pugnalato. Successivamente, Tito lo avrebbe minacciato costringendolo ad aiutarlo a liberarsi del corpo. Tito, invece, al contrario, afferma che sarebbe stato Bob a litigare con Mahmoud Abdalla. Il 19enne avrebbe provato a colpirli e Bob lo avrebbe colpito con un fendente. Uno accusa l’altro, ma la verità è che il giovane voleva andare via, cambiare barberia. A confermarlo gli inquirenti, che raccontano che i due datori avrebbero anche chiamato il nuovo barbiere per chiedere di non assumere il 19enne.