Indossare la mascherina e mantenere il distanziamento sociale sono le regole di base per contenere la diffusione del Coronavirus durante la Fase 2. Tuttavia, i dispositivi di sicurezza personale sono talvolta difficili da trovare. Ricorrere quindi alle mascherine fai da te sembrerebbe la soluzione più valida. Anche l’ISS – Istituto Superiore della Sanità – sembra essere d’accordo. I cittadini possono creare artigianalmente le proprie mascherine. Quali sono i tessuti più idonei per confezionarle?
Ti consigliamo questo approfondimento – Coronavirus, arriva iMask, la mascherina eterna Made in Italy
Mascherine fai da te: i test
- Essere multistrato;
- Essere adeguate a fornire la giusta protezione e fare da barriera;
- Coprire naso e bocca.
Per quanto riguarda la scelta dei materiali da utilizzare possiamo rifarci a studi condotti negli Stati Uniti. In particolare la Smart Air, produttore di depuratori d’aria, la Virginia Tech, l’Università della Scienza e della Tecnologia del Missouri, la Wake Forest Baptist Healt e l’Università di Cambridge nel 2013, hanno testato alcuni tessuti, verificandone la capacità di filtraggio. I risultati dei test hanno evidenziato un maggior potere filtrante delle particelle virali più grandi (droplets). La capacità si riduce invece per le goccioline più piccole (aerosol).
Mascherine fai da te: i tessuti idonei
- Federe di lenzuola in cotone: secondo i test della Smart Air, il tessuto riesce a filtrare il 90% delle particelle grandi e il 24% di quelle piccole;
- Asciugamani di carta: uno dei materiali più utilizzati per confezionare mascherine fai da te. In molti lo usano anche per ricreare un ulteriore strato all’interno delle mascherine di tessuto. Gli asciugamano di carta a due strati hanno filtrato il 96% di particelle grandi e il 33% delle piccole;
- Denim e tela: entrambi sono riusciti a filtrare il 90% di particelle grandi e 1/3 di quelle piccole;
- Tessuto da cucito in cotone: i risultati dei test hanno eguagliato la sua capacità filtrante a quella di una mascherina chirurgica.
Ti consigliamo questo approfondimento – Covid-19, le sperimentazioni italiane: ecco tutte quelle approvate ora
Altri tessuti testati
- Cuscinetti da reggiseno: quelli in mussola e spugna testati da Smart Air hanno catturato il 76% di particelle grandi e il 14% di quelle piccole;
- Borse: quelle riciclabili, in polipropilene, testate sempre da Smart Air, hanno filtrato il 73% di particelle grandi e l’11% di particelle piccole;
- Magliette in cotone: i risultati variano, in questo caso, in base al tipo di cotone. Quello più rigido filtra maggiormente. I test effettuati alla Virginia Tech su un solo strato hanno mostrato che il materiale filtra il 50% di droplets e il 20% di aerosol. I test dell’Università di Cambridge nel 2013 su due strati di cotone hanno rilevato una capacità di filtraggio del 70% di droplets. Nel test della Smart Air, invece, due strati di maglia hanno catturato il 77% di droplets e 15% di aerosol;
- Strofinacci da cucina: secondo lo studio della Smart Air, questo materiale filtra le particelle grandi e il 48% di quelle piccole.
Ti consigliamo questo approfondimento – Galli, basta al “Nord contro Sud”: il tocilizumab di Ascierto funziona
Tessuti da evitare
- Sciarpe e bandane;
- Panni per pavimenti usa e getta;
- Filtri da caffè americano;
- Filtri dell’aria e sacchetti da aspirapolvere.
Per quanto riguarda questi ultimi, i test hanno dato risultati positivi. Tuttavia, i filtri d’aria, una volta tagliati, possono lasciare fibre pericolose da inalare.