Massimo Troisi, 26 anni dalla scomparsa del Pulcinella senza maschera

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massimo troisi

4 giugno 1994, il giorno in cui Massimo Troisi ci lasciò. L’attore e regista napoletano, ha fatto innamorare, divertire e riflettere milioni di italiani. Grande tifoso del Napoli e amico di Pino Daniele, ha creato insieme al cantante un sodalizio artistico che ha dato vita ad alcune delle colonne sonore più belle del cinema italiano.

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Massimo Troisi, il comico dei sentimenti

massimo troisiMassimo Troisi nasce a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio 1953. Da padre ferroviere e madre casalinga, la sua infazia è “affollata”, vissuta in casa con 17 persone (nonni materni, genitori, uno zio, una zia e 5 cugini). La sua infanzia fu turbata a causa della febbre reumatica. Gli provoca una degenerazione della valvola mitrale e lo scompenso cardiaco che lo porterà alla morte. La malattia turbò la sua infanzia e di conseguenza anche le sue opere. Ma questo grande amore per il teatro dove nasce?

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Sua fonte d’ispirazione fu Pier Paolo Pasolini. A soli 15 anni fa la sua prima esperienza teatrale grazie agli spettacoli teatrali organizzati dalla Chiesa di Sant’Anna, la sua seconda casa. Dopo i primi anni di gavetta, finalmente negli anni ’70 arriva l’esordio televisivo con La Smorfia, il gruppo cabarettistico formato da Massimo Troisi, Lello Arena ed Enzo de Caro.

Un genio triste

massimo troisiNegli anni ’80 arriva il debutto cinematografico con Ricomincio da tre (1981), che lo vede nei ruoli di attore, regista e sceneggiatore. Da qel momento in poi, Troisi inanella un successo dopo l’altro, come:

  • Scusate il ritardo (1983);
  • Non ci resta che piangere, in co-regia con Roberto Benigni (1984);
  • Il Postino (1994).

Morì il 4 giugno 1994 all’Infernetto (Roma) per un fatale attacco cardiaco, proprio il giorno dopo aver finito di girare “Il postino”, candidato ai premi Oscar per miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale. Il suo stile inconfondibile esaltava la sua forte espressività verbale, mimica e gestuale. Troisi ha dato al cinema italiano un nuovo punto di vista: quello dell’antieroe schiacciato dalle avversità della vita moderna; allo stesso tempo, come regista, è stato riconosciuto e criticato per la tecnica della telecamera fissa.