Medicina è la facoltà più ambita in assoluto da liceali, laureandi e laureati di tutta Italia: quest’anno 67.000 sono stati gli iscritti al test e solo 1 su 7 ce l’ha fatta (leggi l’articolo: Apprendistato, aumenta l’occupazione giovanile). Studenti di ogni genere cercano di accaparrarsi il famoso “posto” per cominciare il percorso di studi in ambito medico. Un comunicato di palazzo Chigi reso pubblico lunedì sera ha smosso gli animi degli aspiranti medici, creando scalpore e confusione. Ma qual è davvero il responso? E soprattutto è davvero il numero chiuso il problema per cui in Italia non c’è disponibilità di professionisti nel settore?
Il comunicato e i reali provvedimenti per medicina
Al termine del Consiglio riunitosi lunedì 15 ottobre sono queste le parole che spuntano a sorpresa nel comunicato stampa: “Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina – Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”. La tempesta mediatica è stata immediata e nel giro di poche ore tutto il giovane web cercava chiarimenti e conferme. La presidenza del Consiglio, preso atto di aver fatto il cosiddetto “passo più lungo della gamba”, fa subito retromarcia, con maggiore prudenza.
Dunque, di cosa stiamo parlando nel concreto? Si tratta di un “obiettivo politico di medio termine”. Saranno presi provvedimenti, ma non prima di un confronto con Rettori e ministeri competenti. Ci sarà probabilmente un aumento graduale del numero di posti disponibili, e forse, in futuro (sicuramente non quello del prossimo 2019) il numero chiuso sarà abolito.
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Test d’accesso a Medicina: Numero chiuso o borse chiuse?
In realtà ogni anno nel nostro Paese i laureati in medicina ci sono, e non sono pochi. Dunque perché mancano nelle corsie degli ospedali? La risposta è semplice, e qui ci si dovrebbe soffermare. Per l’abilitazione alla professione è necessario aver terminato un percorso di specializzazione, dopo aver ottenuto la borsa di studio. Ma le borse di studio mancano e quest’anno su 16.000 laureati in medicina solo 6.000 hanno avuto accesso alla formazione post laurea. Dunque perché non aumentare le borse di studio, piuttosto che i posti all’entrata? Perché generare altri disoccupati e fomentare ulteriormente la fuga di cervelli? Forse perché uno studente universitario rende e uno specializzando costa, parlando in termini economici?
Le domande sono ancora tante e il nostro Governo dovrebbe agire concretamente, più che creare false speranze.