Mimmo Beneventano: Ottaviano ricorda la vittima innocente della camorra

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OTTAVIANO – Il 7 novembre 1980 Mimmo Beneventano, medico e Consigliere comunale di Ottaviano, viene ucciso sotto casa dalla camorra. A distanza di 39 anni, la sua lotta continua attraverso l’eredità dei suoi ideali. Scuole, associazioni e istituzioni si sono incontrate ancora una volta per commemorare la vittima innocente della camorra.

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Mimmo Beneventano: le iniziative 2019

Mimmo BeneventanoAlle ore 11:00, presso il Palazzo Mediceo, bene confiscato alla camorra, è avvenuta la prima parte dell’evento. L’incontro si apre con un monologo tratto dallo spettacolo Tentata Memoria. Il “collega” dott. Eduardo Ammendola ripercorre i ricordi di quegli anni. La memoria collettiva diventa protagonista per “ri-dare al cor” (trasposizione della parola ricordare) le rimembranze di quanto accaduto. “Chi è la vittima di camorra? E chi non lo è?“. Domande che lasciano spazio alla riflessione. Segue un dibattito tra le figure istituzionali. Presenti all’evento anche i funzionari della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia). Conclude la mattinata un rinfresco curato dagli studenti dell’istituto alberghiero “M.Montessori” di Somma Vesuviana.

Alle 16:30, al Plesso Lucci di Ottaviano, dopo i consueti saluti istituzionali, si è proceduto al conferimento delle borse di studio Mimmo Beneventano. Dopo l’esibizione della Fanfara dell’Arma dei Carabinieri, la mostra “Sentieri di legalità”, una raccolta delle poesie di Mimmo Beneventano. Queste sono state rese pubbliche nel libro “Rabbia e destino”.

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7 novembre 1980, il ricordo di Rosalba

Mimmo BeneventanoErano circa le sette del mattino quando fui svegliata dalle urla strazianti di mia madre“. Così iniziano i ricordi di Rosalba Beneventano. “Quando capii che provenivano dalla strada, uscii e vidi il corpo di mio fratello riverso a terra. Gli vidi fare un gesto come a indicare la cravatta, corsi a slacciargliela. Ero convintissima che fosse ancora vivo ma, quando gli fui vicina, capii che mio fratello si era spento“. Rosalba confessa che non vorrebbe raccontare tutto questo quando porta la sua testimonianza tra la gente. Però si rende conto che, nonostante sia un racconto violento, è utile per risvegliare le coscienze. È parte della storia del territorio, serve a capire come la camorra ti uccide un fratello, il dolore, l’omertà.

Prima di allora, noi familiari non avevamo capito in che clima vivessimo. Invece mio fratello si, lui era pienamente consapevole dei rischi a cui si era esposto. A volte, vorrei rimproverarlo di non essersi fermato, chiedergli di non arrivare a sacrificare la propria vita“. Anche se lo avesse fatto, Rosalba sa bene che suo fratello non le avrebbe dato ascolto. Aveva già ricevuto delle minacce. Nonostante ciò scelse di perseverare. Avrebbe potuto rinunciare alla battaglia politica e continuare a fare del bene come medico, ma Mimmo Beneventano era il tipo di uomo che non si arrende.

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Fondazione Mimmo Beneventano

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Copertina del libro “Rabbia e destino”. Fonte: Fondazione Mimmo Beneventano

La fondazione nasce nel 2012 affinché gli ideali di Mimmo Beneventano non morissero con lui. Ambiente e giustizia sono le linee guida dei percorsi associativi. La difesa e la tutela dell’ambiente trovano la massima espressione nella manifestazione del 21 novembre (ex Festa degli Alberi). In un terreno confiscato alla camorra a Ottaviano, da trent’anni, viene piantato un albero, intitolato a una vittima innocente della criminalità. “Io amo definire mio fratello come il primo ambientalista” dice Rosalba. Mimmo fu il primo a impegnarsi per salvaguardare l’attuale Parco Nazionale del Vesuvio dal malaffare della camorra.

Inoltre, ogni anno la fondazione assegna il premio Mimmo Beneventano agli alunni di Ottaviano. Una borsa di studio che premia chi, aldilà dei risultati scolastici, si è distinto per la sua sensibilità verso il sociale e la cultura. “Vedere come dei bambini di 7 anni lavorano su queste tematiche è davvero importante e molto incoraggiante” continua Rosalba.

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