Un Monet a Piacenza? Anonimo acquista all’asta il quadro per 1000 euro

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Monet piacenza

Monet Piacenza e il mistero dell’originale: un quadro da milioni di euro

Poche settimane fa, l’avvocato Carlo Romagnoli, come suo solito, avrebbe acquistato un dipinto all’asta. Fin qui, nulla di eccezionale. Il legale ha da sempre una smodata passione per l’arte che lo induce a collezionare opere d’arte. Romagnoli non solo è appassionato, ma è anche studioso e interessato agli impressionisti, in particolare Monet. Proprio durante la scorsa asta, l’avvocato avrebbe acquistato, con molte probabilità, un quadro dell’artista transalpino. L’origine del dipinto era incerta, tanto che il valore battuto all’asta è stato di poche migliaia di euro. Neppure nel catalogo l’opera depositava il dubbio di un’attribuzione al padre delle Ninfee. Sicché, dopo l’acquisto e dopo giorni e notti di studio, Romagnoli si è rivolto al critico ed esperto d’arte, perito d’arte del Tribunale e della Camera di Commercio di Bologna, Vladimir Cicognani, per ricevere un ulteriore confronto.

Il dipinto raffigura una bambina, tra le sue mani un giocattolo, un peluche a forma di coniglio. Le tinte tenui e rarefatte sembrano sì ricordare Monet, ma il dubbio si riferisce ai soggetti soliti del pittore. Monet, in genere, dipingeva paesaggi, ambienti floreali. Tuttavia, di rado, era solito raffigurare i suoi famigliari, come la figlia Michel e il figlio Jean.

“Sì, dire che è un Monet a mio avviso è esatto. Probabilmente è stato realizzato intorno al 1910, si tratta di un dipinto del valore di diversi milioni di euro. Sui cataloghi, osserva, dell’opera non vi è traccia e tra l’altro non è un paesaggio, ovvero un soggetto in cui era solito cimentarsi Monet, ma questo dipinto porta la firma del maestro in basso a sinistra e comunque a me le firme interessano e non interessano: io ho studiato l’intera opera di questo pittore e questo dipinto lo riconosco come suo”. Queste le dichiarazioni del perito al giornale piacentino Libertà.

Non solo Monet, l’avvocato avrebbe avuto la stessa fortuna con un Modigliani

Anche Romagnoli ha espresso la sua opinione in merito e da esperto d’arte ha affermato: “credo che questo quadro non sia stato compreso, l’ho studiato per giorni e notti, a mio avviso l’impianto plastico figurativo e la fluidità dei colori sono riconducibili al maestro. Monet effettuava paesaggi, è vero, ma ha anche realizzato il ‘Bambino con la tazza’ che era poi suo figlio Jean e tra le sue opere figura anche il ‘Ritratto di bambina’, ovvero il ritratto della figlia. Io ritengo quindi che questo dipinto possa rappresentare una parente del maestro”.

Vittorio Sgarbi, però, sembra dissentire sull’attribuzione del dipinto al maestro transalpino: “non ha niente a che fare con Monet. Questo dipinto non ne ha le caratteristiche e probabilmente è stato realizzato intorno al 1940“. La tela – 104×74,5 cm -, secondo Romagnoli, invece, apparterrebbe al 1910. I segnali, a suo avviso, che attestano l’originalità del quadro sono da intravedersi nella perfezione dei dettagli del volto: naso, occhi, bocca. L’avvocato ha scrutato e studiato il dipinto più volte e afferma di riconoscere la mano di Monet.

Non sarebbe la prima volta per Romagnoli ritrovarsi fra le mani un quadro di un noto pittore e il cui valore supera di gran lunga quello investito. Diversi anni fa, il legale partecipò a un’asta indetta dal gallerista Stefano Iori. Lì, Romagnoli si aggiudicò un dipinto anonimo spendendo 1000 €. Anni dopo, il dipinto fu attribuito ad Amedeo Modigliani, Ritratto di giovane donna. Un’opera che segna proprio il passaggio di Modigliani ai nuovi soggetti: le donne dal collo lungo.

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