Il culto della Madonna di Montevergine è davvero speciale. La Madonna nera, definita dal popolo devoto “Mamma schiavona”, riunisce devozione religiosa e folclore popolare. Raduna fedeli di ogni età, sesso e provenienza. Ogni anno, il 2 febbraio, in occasione della Candelora, migliaia di devoti, turisti e curiosi salgono sulle pendici del monte Partenio per raggiungere il santuario. Si parla perciò di “juta” (“andata”) e, in particolar modo, di “juta dei femminielli”. La comunità LGBT, proprio in questo giorno, si unisce al gruppo di pellegrini per portare i suoi omaggi alla Madonna di Montevergine. Questo legame speciale affonda le sue radici in tempi molto antichi.
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Montevergine: la Madonna e i “femminielli”
In tutto il mondo cattolico, alla Candelora – festa religiosa della presentazione di Gesù al Tempio – avviene la tradizionale benedizione delle candele, simbolo di Cristo “luce che illumina le genti”. A Montevergine la festa si arricchisce di balli, canti e festeggiamenti a ritmo di tammurriata che si svolgono sul sagrato del santuario dall’alba al tramonto.
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Le sette Madonne
- La Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia;
- La Madonna di Castello di Somma Vesuviana;
- La Madonna delle Galline di Pagani;
- La Madonna dei Bagni di Scafati;
- La Madonna dell’Avvocata di Maiori;
- La Madonna di Materdomini di Nocera Superiore;
- La Madonna di Montevergine di Avellino.
Il culto della Madonna di Montevergine non è legato ad alcuna apparizione. Nasce dalla volontà di un monaco eremita, Guglielmo da Vercelli, di dedicare la propria vita al culto di Maria e di formare un ordine monastico. Sono due i grandi pellegrinaggi che ogni anno la celebrano: il 2 febbraio e il 12 settembre, il giorno in cui si celebra il nome di Maria.
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La Madonna di Montevergine e la Dea Cibele


Poco lontano dal santuario ci sono i resti di due templi pagani, consacrati a Cibele e Artemide. Anticamente, il pellegrinaggio sul monte era un’abitudine dei coribanti, sacerdoti della dea Cibele, la Madre nera. Era la dea della natura e degli animali e simboleggiava la forza creatrice e distruttrice della natura. Secondo la leggenda, i coribanti offrivano in dono alla divinità il loro sesso, arrivando perfino a evirarsi e divenendo eunuchi. Inoltre, la onoravano con danze ossessive al ritmo sfrenato dei tamburi.
Come la dea, anche la Madonna di Montevergine è nera. La sua effigie può essere osservata nel santuario dove è custodito il noto quadro risalente al XIII-XIV secolo. Il culto delle Vergini nere è infatti di origine medioevale. Il colore nero rappresenta la materia prima che si trova nelle viscere della Terra. È simbolo della potenza creatrice della natura, di femminilità e fertilità. Come Cibele, anche la Madonna viene festeggiata dal popolo con una danza a ritmo di tamburo, in un rituale propiziatorio e apotropaico che ricorda quello pagano.