Mutilazioni genitali femminili: stop alla mortificazione del corpo delle donne

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Mutilazioni genitali femminili

Svolta storica per il Sudan: vietate le mutilazioni genitali femminili. Le Nazioni Unite stimano che nel Paese fino a oggi 9 ragazze su 10 siano state sottoposte a questa atrocità. La legge prevede una multatre anni di carcere per chi pratica mutilazioni genitali. La norma è parte di un recente emendamento del Codice penale varato dal governo provvisorio, in carica dopo la destituzione del dittatore Omar Hassan al-Bashir.

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Mutilazioni genitali femminili: cosa sono

coronavirusLe mutilazioni genitali femminili consistono nella modificazione o rimozione parziale o totale dei genitali esterni delle donne a scopo non terapeutico. Sono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età, in diversi paesi africani e asiatici di matrice islamica. Tra il XIX e il XX secolo erano presenti anche in Europa, con lo scopo di curare l’isteria femminile. Ancora oggi donne emigrate in Occidente sono o sono state vittima di questo abuso. Tra le conseguenze:

  • Ciclo mestruale doloroso;
  • Difficoltà a urinare o a sottoporsi a esami specifici;
  • Infezioni o emorragie;
  • Impossibilità o dolore durante i rapporti sessuali;
  • Infertilità o problemi durante il parto (con rischio di morte);
  • Problemi relazionali;
  • Depressione, ansia, shock, disturbo post-traumatico da stress.

Mutilazioni genitali femminili: una grave violazione dei diritti

CassazioneLe mutilazioni genitali femminili sono discriminatorie e costituiscono una grave violazione dei diritti delle donne e delle bambine (salute, pari opportunità, autodeterminazione, tutela da violenze, abusi, torture e trattamenti inumani, come previsto dal diritto internazionale). Attraverso le mutilazioni si incide sulla sessualità femminile, annullandone il piacere fisico. Nelle comunità che le praticano, l’istinto sessuale femminile deve essere domato, perché considerato disdicevole. In alcune culture i genitali sono osceni, veicolo di infezioni o la loro modificazione rappresenta un passaggio all’età adulta.

Le mutilazioni genitali femminili sono riconosciute dall’UNHCR – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – come una forma di persecuzione contro un gruppo specifico (donne, ragazze e bambine) che può causare la morte o una situazione protratta di danno. Pertanto, le vittime di questo abuso sono soggette a protezione internazionale. Anche la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e il decreto legislativo n.142 del 18 agosto 2015 di attuazione delle direttive europee definiscono le vittime o le minori a rischio come persone vulnerabili, destinatarie di protezione internazionale.

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Mutilazioni genitali femminili: cosa dice la legislazione italiana

In Italia tutte le forme di mutilazioni genitali femminile costituiscono reato ai sensi della legge n.7/2006Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile. Sono punibili con la reclusione da 4 a 12 anni. La pena aumenta di un terzo se il soggetto è minorenne o se la pratica ha fini di lucro. La legge prevede inoltre:

  • Che il Ministero della salute emani Linee guida per tutte le figure che operano in comunità di immigrati provenienti da Paesi in cui vigono le mutilazioni;
  • Misure preventive;
  • Servizi di sostegno, assistenza e riabilitazione per le vittime;
  • Iniziative di informazione e formazione;
  • Un numero verde gratuito (800 300 558).

Ulteriore garanzia è la legge a tutela dei minori che sospende la custodia parentale qualora sussistano comportamenti che minacciano il benessere del minore. È concesso lo status di rifugiato a coloro che chiedano asilo per sfuggire alle mutilazioni, in ragione della violenza fisica/psicologica o di atti rivolti contro un gruppo determinato.