Bentornati nella Magna Grecia! Giovedì 11 luglio è stata riaperta al pubblico la sezione Magna Grecia del MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’ultimo allestimento risale al 1996. Dopo più di vent’anni, torna una delle collezioni più belle e ricche del nostro patrimonio storico e artistico. Il nuovo percorso espositivo si ispira al tema delle culture. Si tratta, quindi, di un viaggio nel tempo alla scoperta della complessità dei rapporti tra le le diverse comunità che coesistevano nell’Italia meridionale prima del dominio romano.
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Il Mann ospita un viaggio nella storia
Chi visita la mostra potrà immergersi completamente negli usi e costumi della Magna Grecia, attraverso grandi itinerari tematici, come quello della religione, dell’architettura, della pratica del banchetto e delle relazioni tra le diverse popolazioni dell’Italia meridionale dell’epoca.
I valori e i meccanismi alla base della grande macchina dell’Italia pre-romana sono le fondamenta della cultura occidentale. Per questo, conservare reperti cosi antichi è un vanto e un onore, derivati dalla testimonianza viva delle nostri origini.
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Napoli, “vetrina” della Magna Grecia
Napoli, dunque, diventa “vetrina” di un mondo affascinante e lontanissimo, di cui è figlia e custode. L’esposizione vanta un nutrito numero di ori, affreschi, terracotte, bronzi, vasi, gioielli e oggetti votivi. Di significativo rilievo è il Cratere di Altamura (IV secolo a. C.), opera monumentale decorata con immagini del mondo degli Inferi. Incantano le lastre dipinte rinvenute nella Tomba delle Danzatrici di Ruvo di Puglia (VI-V secolo a.C.) e l’Hydria Vivenzio, uno dei vasi più famosi del mondo antico, con cruente scene della presa di Troia. Occhi puntati anche sulle tavole di Eraclea, tavole di bronzo rinvenute nel 1732.
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La storia del nuovo allestimento
Salerno, Avellino e Benevento Teresa Elena Cinquantaquattro decide di destinare un milione di euro alla sezione. Inizialmente, il progetto è curato dal Professore Ordinario di Archeologia Classica Enzo Lippolis dell’Università la Sapienza di Roma, scomparso nel marzo dello scorso anno. A lui è dedicata la prima sala dell’esposizione. A sostituirlo è il giovane funzionario archeologo Marialucia Giacco. Dopo 12 mesi di lavoro incessante, il museo riaccoglie una delle collezioni più floride di sempre.