Il popolo napoletano è da sempre stato legato a superstizioni e usanze secolari. (Leggi anche: La città che segna e sogna la libertà). Il periodo di Natale, in particolare, è stato associato a storie e racconti che avvolgono Napoli in un’atmosfera magica e antichissima. Così come nel 1600 è tuttora molto diffusa la leggenda del lupino: bruciate una pigna in casa a Natale e Capodanno per far diffondere l’odore della resina sciolta sul fuoco, simbolo di buon augurio. Si tratta di una leggenda molto antica, legata alla fuga della Sacra Famiglia in Egitto.
La leggenda del Lupino: la storia
La leggenda narra che, affinché Gesù potesse salvarsi dalla strage degli innocenti ordinata da Erode, la Sacra Famiglia fu costretta a fuggire da Nazareth.
Durante il tragitto, la Madonna e San Giuseppe chiesero aiuto alle piante che trovavano lungo il percorso per proteggere Gesù.
Inizialmente cercarono rifugio in un campo di lupini, delle erbe molto alte. Quando i fuggitivi lo attraversarono, i loro baccelli secchi cominciarono ad accartocciarsi per espellere i semi e, così facendo, produssero uno scoppiettio molto forte. Per questo il lupino venne punito: fu condannato a generare per sempre frutti amari.
Poco dopo, la Madonna trovò un pino al quale chiese appoggio. Il pino spalancò le sue enormi fronde accogliendo la Madonna, San Giuseppe e il Bambino e proteggendoli dai loro persecutori. Quest’albero fu quindi premiato per la sua generosità: Gesù, infatti, gli fece dono dell’odore d’incenso, che avrebbe ricordato per sempre la sua benevolenza.
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La leggenda del Lupino nella Napoli dei giorni nostri
La leggenda del lupino è giunta sino a noi grazie alla tradizione dei “cunti”; dei testi tramandati oralmente da generazione in generazione.
Quest’antica usanza è stata rielaborata dal maestro Roberto De Simone, che la musicò affidandone il canto a Concetta Barra. Nacque così una canzone, parte della tradizione dei canti natalizi di Napoli: la “Leggenda del Lupino”.