Lo scorso 15 gennaio il parlamento britannico ha bocciato l’accordo sulla Brexit siglato da Theresa May e i 27 paesi UE. Dunque giorno dopo giorno (la deadline è fissata al 29 marzo 2019) aumentano le possibilità di un No deal. In altre parole, un’uscita dalla comunità europea del Regno Unito senza un accordo con gli altri stati dell’Unione.
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No deal: le conseguenze giuridiche per i cittadini europei in UK
In generale, in caso di No deal, a partire dalla mezzanotte del 29 marzo 2019 i cittadini europei che vivono nel Regno Unito si ritroverebbero improvvisamente in un paese extracomunitario. Nei fatti, non godrebbero più dello status giuridico attuale.
Il governo britannico ha cercato (senza riuscirci) di rasserenare il clima. Anche in caso di No deal per i residenti nel paese da almeno cinque anni non cambierà quasi nulla. Questi dovranno solo fare richiesta per il Settled status.
Si tratta del permesso di soggiorno definitivo che determinerà la continuazione di tutti i diritti a cui avevano accesso in precedenza. Chi è nel paese da meno tempo avrà diritto al pre-Settled status. Si tratta di un permesso temporaneo concesso in attesa di maturare i requisiti per ottenere quello permanente. Solo chi arriverà nel paese dopo l’effettiva uscita dall’Unione sarà sottoposto al nuovo regime migratorio approvato dal Parlamento britannico.
Queste rassicurazioni hanno prodotto ben pochi risultati: la minaccia di una crisi politica e sociale europea è molto forte.
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No deal: problemi anche per i cittadini britannici all’estero
Allo stesso tempo i cittadini britannici residenti in uno degli altri 27 paesi Ue sarebbero
No deal: la posizione dell’Italia
Il governo italiano subito dopo la bocciatura dell’accorto ha provveduto a diramare un comunicato.
Il tempo stringe
L’ipotesi di colmare un vuoto legislativo in tempi brevissimi appare, ora, difficile. Tutto è legato anche alla possibilità che la UE decida di aprire un nuovo negoziato con il Regno Unito. Oppure garantire una ulteriore fase di transizione in cui lasciare in vigore le norme precedenti. Di certo da Bruxelles traspare una certa “irritazione” per la decisione del governo britannico. Tutto questo allontana sempre più una Brexit “concordata”.