Omicidio delirio gelosia? Questa la sentenza bizzarra per il femminicida di Brescia. La Corte di Assise di Brescia ha proclamato che l’uomo non era in grado di intendere e di volere. Interdizione mentale, dunque, per Antonio Gozzini. Dopo aver pugnalato la moglie, restò vegliare il suo corpo per ore.
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Omicidio delirio gelosia, il femminicida “incapace di intendere”
L’omicida uccise la moglie Cristina Maioli nella propria abitazione la notte tra il 3 e il 4 ottobre 2019. Avvenne nel bresciano, in via Lombroso.
Lei dormiva, Gozzini la colpì alla testa con un martello per farle perdere del tutto i sensi. Successivamente, con un coltello da cucina le recise la gola.
L’uomo sarebbe poi rimasto “a guardia” del corpo per alcune ore. Una lunga veglia che si stava per concludere con il suicidio dello stesso, con tagli alle vene e antidepressivi. L’uomo sarebbe stato poi fermato da un amico, col quale era in corso di chiamata dopo l’omicidio.
Sarebbe stato proprio Gozzini a chiamare la polizia, in un minimo barlume di lucidità.
Oggi la sentenza della Corte d’Assise di Brescia ha fermato di nuovo le lotte contro le violenze: l’uomo è stato assolto per un vizio di mente.
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Delirio di gelosia, la follia di un uomo che ha ucciso una donna
Questo, a grandi linee, il quadro delineato dalla difesa: “Era in preda ad un evidente delirio da gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida“. A sostegno della tesi: l’uomo era in cura per depressione.
Delusa la PM Claudia Passalaqua, l’accusa chiedeva l’ergastolo. La sentenza sarebbe stata accolta dai giudici. Si dice soddisfatto Jacopo Barzellotti, legale dell’accusato: “La sentenza rispecchia quanto emerso nel dibattimento e cioè che il mio assistito non era capace di intendere e volere“.