Omicidio Diana Pifferi, parla la madre Alessia in tribunale: “Mi prostituivo mentre mia figlia era nella stanza accanto”

0
700
Omicidio Diana Pifferi

Omicidio Diana Pifferi: si è conclusa ieri pomeriggio l’udienza per l’imputata Alessia Pifferi. La donna è in carcere per l’accusa di aver abbandonato la figlia di 18 mesi in casa per 6 giorni. La donna, per la quale sono richieste frequenti perizie psichiatriche, affronterà un’ulteriore udienza il prossimo 10 ottobre, alle 9.30. Durante il colloquio con il giudice, ha rilasciato varie dichiarazioni sulle vicende dell’abbandono e sulle abitudini che aveva in casa con la propria figlia.

Ti consigliamo come approfondimento – Nuova truffa ad anziana, le fanno credere che il figlio ha investito una bimba: “3mila euro o viene arrestato”

Omicidio Diana Pifferi: “Avevo bisogno di soldi per regalare un giro in limousine al mio compagno”

Omicidio Diana PifferiOmicidio Diana Pifferi – Si è conclusa nel pomeriggio di ieri, martedì 19 settembre, l’udienza per l’imputata Alessia Pifferi, colpevole della morte della propria figlia, Diana Pifferi, di appena 18 mesi. La piccola ha perso la vita dopo essere stata lasciata da sola in casa per 6 giorni. La donna, che è in carcere, ha disposto la propria versione dei fatti, cercando di difendere la motivazione delle proprie scelte.

Durante l’udienza della giornata di ieri, oltre ad esaminare le scelte che hanno portato al decesso della piccola Diana, Alessia Pifferi ha parlato anche delle abitudini di vita precedenti alla morte della figlia. È emerso che la donna si prostituisse in casa mentre era presente anche la bambina. “Avevo bisogno di soldi per regalare un giro in limousine al mio compagno. Così ho chiesto a un uomo che viveva sotto di me se conosceva persone che volevano fare sesso a pagamento. L’ho fatto anche con lui. Nel frattempo, Diana era in camera nel lettino, ma la porta era chiusa”. Successivamente, la donna ha dichiarato di aver inventato il battesimo della figlia per poter recuperare quanti più soldi possibili. Così, sarebbe riuscita ad organizzare un’uscita in limousine con il compagno.

Su quest’ultimo, l’imputata ha anche lanciato una forte accusa. Stando alle sue dichiarazioni, Alessia sarebbe voluta ritornare dalla figlia una volta partita ma non vi sarebbe riuscita per colpa dell’uomo. “Avevo paura della sua reazione. Lui diceva che non era il mio tassista”.

Ti consigliamo come approfondimento – Omicidio madre Donato De Caprio, svolta nelle indagini: la vicina lo programmava da mesi

Omicidio Diana Pifferi: “Pensavo che il biberon le bastasse. Vivo malissimo, se tornassi indietro non lo rifarei”

Omicidio Diana PifferiOmicidio Diana Pifferi – “Io mi preoccupavo per mia figlia, pensavo che il biberon che le avevo lasciato bastasse. Quando sono ritornata, ho tentato di rianimarla, le ho fatto il massaggio cardiaco. L’ho presa in braccio, le ho dato qualche pacchetta sulla schiena, l’ho portata in bagno e ho provato a bagnarla. L’ho rimessa nel lettino, le ho spruzzato acqua in bocca ma non si riprendeva”. Così ha dichiarato Alessia Pifferi durante l’udienza.

Davanti ai giudici della Corte d’Assise era presente anche l’avvocato difensore Alessia Pontenani. Il legale ha riportato le parole che l’assistita le ha riferito durante i loro incontri privati.

Vivo alla giornata. Vivo malissimo. Diana mi manca tantissimo. Il carcere non è di certo un bel posto. Se tornassi indietro, non lo rifarei di sicuro”, avrebbe dichiarato l’imputata.