

Talmente tanto importante, in tutta la sua storia, da essere nel presente quasi sottovalutato dalla cittadinanza. È davvero uno strano destino quello del Palazzo Baronale di Pomigliano d’Arco. (Leggi anche: La vera storia di Pomigliano d’Arco)La sua struttura possente e antica e la sua posizione, proprio al centro della città, mostrano, anche solo a una semplice occhiata, la primaria importanza che doveva avere fin dalla sua costruzione. E la storia, come vedremo, la conferma. Nei momenti più significativi della città di Pomigliano, il palazzo è presente. Negli obiettivi dei regnanti che si succedevano l’un l’altro, il primo pensiero era il Palazzo Baronale. Ancora oggi la struttura è, simbolicamente, legata al potere, costituendo il riferimento del comune per molti servizi essenziali per i cittadini. Ma la sua storia sembra quasi essersi persa nel tempo, a differenza del suo colore, un rosso vivissimo, scarlatto, che richiama all’attenzione ogni occhio che si posa su di esso.
La storia di una rinascita
Da re Carlo III in poi
Pomigliano d’Arco polo amministrativo
Abbiamo già ricordato, parlando di Piazza Mercato, la visita di Carlo III a Pomigliano nel 1735. Fu allora che la nostra città ospitò uno dei re più potenti del mondo. Pochi ricordano però che fu proprio il Palazzo Baronale a fare da sfondo alle visite. L’allora padrone di Pomigliano, il duca Girolamo Strambone, volle che lì si radunasse tutto il popolo per omaggiare il passaggio del re Borbone. Il Palazzo sarebbe servito per ricordare al re il fasto, il prestigio e la potenza di quel feudo che si candidava a meritare ben più di un passaggio. Carlo III apprezzò il nobile gesto, tanto che proprio a Pomigliano stabilì le regole di amministrazione economica per tutto il regno. Qui infatti fu decisa la divisione dei lotti di terreno e l’importo delle tasse da pagare.
Andando avanti nei secoli, il Palazzo restò sempre tra i primi pensieri dei regnanti, soprattutto nelle opere di intervento. Lo stesso Girolamo Strambone, circa vent’anni dopo il passaggio di Carlo III, fece ristrutturare il Palazzo. E questa storia di continuo ripristino arriva fino ad anni molto recenti.
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Il Palazzo Baronale tra passato e futuro
Palazzo Baronale o Casotto Mocerino?
Storia di un’evoluzione magica…
Sono nomi che si trovano spesso associati, ma indicano la stessa struttura? Oggi potremmo dire di sì, ma in realtà è una curiosità da sapere che nasce su una storia molto antica. Innanzitutto il Casotto è chiamato “Mocerino” dai nomi degli ultimi proprietari. All’inizio, almeno secondo i documenti risalenti a Carlo III, questa struttura era “o’ palazzotto”, un deposito di granaglie che stava dentro il palazzo. Accade poi che il vero Palazzo Baronale perse la sua funzione principale dopo l’abbandono dell’ultimo feudatario e quindi non ci fu più distinzione tra gli ambienti. Risultato? Il Casotto Mocerino inglobò tutto il palazzo nel nome e nella struttura. Da granaio a dimora di re e baroni. Un’evoluzione sorprendente!