Palazzo Baronale: una perla nella polvere al centro della città

...e dei pensieri dei regnanti

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Cartolina d'epoca della collezione in possesso ''Eredi Luigi De Falco'' pubblicata nel febbraio '90 nel catalogo ''Pomigliano: Immagini d'Epoca e Dettagli'', a cura dello stesso bibliofilo Luigi De Falco.

Talmente tanto importante, in tutta la sua storia, da essere nel presente quasi sottovalutato dalla cittadinanza. È davvero uno strano destino quello del Palazzo Baronale di Pomigliano d’Arco. (Leggi anche: La vera storia di Pomigliano d’Arco)La sua struttura possente e antica e la sua posizione, proprio al centro della città, mostrano, anche solo a una semplice occhiata, la primaria importanza che doveva avere fin dalla sua costruzione. E la storia, come vedremo, la conferma. Nei momenti più significativi della città di Pomigliano, il palazzo è presente. Negli obiettivi dei regnanti che si succedevano l’un l’altro, il primo pensiero era il Palazzo Baronale. Ancora oggi la struttura è, simbolicamente, legata al potere, costituendo il riferimento del comune per molti servizi essenziali per i cittadini. Ma la sua storia sembra quasi essersi persa nel tempo, a differenza del suo colore, un rosso vivissimo, scarlatto, che richiama all’attenzione ogni occhio che si posa su di esso.

La storia di una rinascita

palazzo baronaleÈ l’Alto Medioevo a restituirci le prime immagini in parole del “Palazzo Baronale”. Pomigliano d’Arco, che già vantava lunga storia, fu trasformato in feudo, a seguito del sanguinoso passaggio che vide il tramonto del comando bizantino sul Mezzogiorno. Prima i Normanni e poi gli Svevi ebbero gran cura della città, mettendone al centro una delle loro figure più importanti: l’esattore delle tasse. La ricchezza di Pomigliano era famosa già all’epoca ed era fondamentale avere un uomo che se ne occupasse. In fondo era l’esattore il rappresentante del potere e doveva avere una sede apposita: esatto, proprio il Palazzo Baronale che in quegli anni vide la sua nascita e le sue prime fortificazioni. Come spesso capita, poi, la storia fa degli enormi sbalzi in avanti e arriviamo al XVIII secolo. Pomigliano passa di mano in mano, come una gemma preziosa che tutti desiderano, ma il Palazzo Baronale deve affrontare i postumi di un terribile incendio. Fu occasione questa, per Diomede Carafa, feudatario dell’epoca, di ricostruirlo più bello che mai. Il palazzo diventò una residenza pronta a fare da sfondo a vicende reali, come sarebbe capitato di lì a poco.

Da re Carlo III in poi

Pomigliano d’Arco polo amministrativo

Abbiamo già ricordato, parlando di Piazza Mercato, la visita di Carlo III a Pomigliano nel 1735. Fu allora che la nostra città ospitò uno dei re più potenti del mondo. Pochi ricordano però che fu proprio il Palazzo Baronale a fare da sfondo alle visite. L’allora padrone di Pomigliano, il duca Girolamo Strambone, volle che lì si radunasse tutto il popolo per omaggiare il passaggio del re Borbone. Il Palazzo sarebbe servito per ricordare al re il fasto, il prestigio e la potenza di quel feudo che si candidava a meritare ben più di un passaggio. Carlo III apprezzò il nobile gesto, tanto che proprio a Pomigliano stabilì le regole di amministrazione economica per tutto il regno. Qui infatti fu decisa la divisione dei lotti di terreno e l’importo delle tasse da pagare.

Andando avanti nei secoli, il Palazzo restò sempre tra i primi pensieri dei regnanti, soprattutto nelle opere di intervento. Lo stesso Girolamo Strambone, circa vent’anni dopo il passaggio di Carlo III, fece ristrutturare il Palazzo. E questa storia di continuo ripristino arriva fino ad anni molto recenti.

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Il Palazzo Baronale tra passato e futuro

TamuNegli ultimi decenni, le amministrazioni di Pomigliano hanno iniziato ad applicare alla città un nuovo concetto di futuro. Non più la modernizzazione selvaggia e caotica del dopoguerra, ma uno sviluppo più umano e legato al popolo. Questo principio si concretizzava in tutta una serie di interventi, tra cui non poteva mancare una ristrutturazione del Palazzo Baronale. Parte della ristrutturazione è stata a carico di imprenditori del luogo che hanno riportato in auge l’antica gloria del casotto Mocerino, divenuto oggi, il simbolo della comunicazione tra il comune e il popolo, con molti uffici comunali che si sono stabiliti lì e soprattutto dell’aggregazione sociale. Inoltre è sede del Comando di Polizia Locale e della Protezione Civile di Pomigliano d’Arco. Non manca anche un locale nella struttura, che ricrea un ambiente da tipica Osteria Italiana degli anni ‘40 adattata ai giorni nostri, punto di ristoro per i giovani di Pomigliano e non solo. Così facendo, grazie anche al coraggio e alla lungimiranza di questi imprenditori, i ragazzi hanno potuto “idealmente” riprendere possesso di un bene che in fondo appartiene a loro e alla loro storia. Infine nel Palazzo troviamo anche il Nodo Civico Codex, in breve un centro multimediale dove poter individuare tutta la documentazione bibliotecaria non scientifica presente in Campania. Perché in fondo il potere è nulla senza la cultura al suo servizio.

Palazzo Baronale o Casotto Mocerino?

Storia di un’evoluzione magica…

 Sono nomi che si trovano spesso associati, ma indicano la stessa struttura? Oggi potremmo dire di sì, ma in realtà è una curiosità da sapere che nasce su una storia molto antica. Innanzitutto il Casotto è chiamato “Mocerino” dai nomi degli ultimi proprietari. All’inizio, almeno secondo i documenti risalenti a Carlo III, questa struttura era “o’ palazzotto”, un deposito di granaglie che stava dentro il palazzo. Accade poi che il vero Palazzo Baronale perse la sua funzione principale dopo l’abbandono dell’ultimo feudatario e quindi non ci fu più distinzione tra gli ambienti. Risultato? Il Casotto Mocerino inglobò tutto il palazzo nel nome e nella struttura. Da granaio a dimora di re e baroni. Un’evoluzione sorprendente!

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