La parità di genere è un concetto in costante divenire. Anche nella civile Italia, non molto tempo fa, le donne non godevano degli stessi diritti degli uomini. Sono ancora tanti i passi da fare per un’effettiva e totale emancipazione. Ma, volendo guardare con ottimismo al futuro, non possiamo non considerare 10 vittorie nel campo dei diritti civili che hanno permesso alle donne di riprendere le redini del proprio destino.
Volendo selezionare alcune delle normative più significative in ambito di parità di genere, ecco 10 leggi che hanno riconosciuto importanti diritti alle donne italiane.
Divieto di licenziamento a causa del matrimonio/maternità. A partire dal 1963 le lavoratrici dipendenti possono usufruire del congedo di maternità. In caso di licenziamento in conseguenza di tali eventualità, le stesse possono far ricorso e ottenere il reintegro obbligatorio. Capita però che in sede di colloquio i datori di lavoro discriminino ancora le donne che intendano mettere su famiglia.
Accesso alle professioni pubbliche. Solo dal 1963 le donne possono entrare in Magistratura. Nel 1981 sono ammesse nella Polizia di Stato e nel 1999 nelle Forze Armate.
Pari opportunità nel mondo del lavoro. Il decreto legislativo del 25 gennaio 2010 esplicail diritto delle lavoratrici a percepire, a parità di condizioni, la stessa retribuzione dei colleghi maschi.
Quote rosa nei consigli di amministrazione. Secondo la legge 120/2011 gli statuti delle società quotate devono soddisfare un equilibrio tra i generi in seno ai consigli di amministrazione. In base a questo principio, il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti.
Divorzio. Nel 1970 il divorzio viene concesso e regolamentato. Nel 1974 la legge è oggetto di referendum abrogativo. Il 59,3% dei votanti, però, salva il diritto di donne e uomini di decidere liberamente della propria vita matrimoniale.
Riforma del diritto di famiglia. Prima del 1975 l’uomo era il capofamiglia, con la podestà dei figli e il diritto di proprietà esclusiva del patrimonio familiare. Con la nuova normativa (la legge 151/1975) i coniugi sono uguali davanti alla legge, per quanto riguarda la gestione del patrimonio, della prole e dei ruoli. Il tradimento del marito può essere causa di legittima separazione.
Aborto. La legge 194 del 1978 regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza. Ancora oggi è fortemente dibattuta, da opinione pubblica e medici obiettori di coscienza. Occorre sottolineare che la legge non vuole promuovere una pratica, bensì tutelare la libera scelta. L’aborto è praticato in ospedale, entro i tempi dettati dalla normativa, riducendo i rischi di pratiche clandestine molto pericolose.
Illegalità del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. L’articolo 587 del codice penale concedeva una riduzione della pena per l’omicidio di mogli, figlie o sorelle, giustificato dalla volontà di difendere “l’onor suo o della famiglia”. La legge viene abrogata nel 1981. Nello stesso anno è abolito il matrimonio riparatore. Grazie a quest’ultimo, uno stupratore poteva evitare la condanna sposando la vittima.
Diritto al voto. Prima del 1945, il suffragio “universale” era appannaggio della sola popolazione maschile. Nel 1945 un decreto consente alle italiane dai 21 anni in su di votare. L’anno successivo, un altro decreto permette loro di presentarsi alle elezioni come candidate, a partire dai 25 anni. Nel 1946, in occasione del referendum costituzionale, le donne votano per la prima volta.
Lotta alla violenza sulle donne. Purtroppo, i numeri sono ancora molto alti. Tuttavia, citiamo alcuni provvedimenti importanti. La legge 38/2009 riconosce il reato di stalking. Nel 2013 è approvato il decreto legge contro il femminicidio e la violenza sulle donne. Il più recente Codice Rosso interviene sulla violenza di genere. Inoltre riconosce il reato di revenge porn e unaumento delle pene per stalking, maltrattamenti e violenza sessuale.