Pastiera napoletana regina dei dolci nelle festività pasquali. Ma quali sono le sue origini? Le ipotesi sono le più disparate. Alcune le danno i natali nella tradizione pagana legata alla Sirenza Partenope. Altri invece collocano la sua nascita intorno al XVI secolo a partire da una ricetta messa a punto da una suora.
Pastiera napoletana: tra i miti e le leggende del dolce più amato del periodo pasquale
Pastiera napoletana regina sulle tavole imbandite per Pasqua ma qual’è la sua storia?. E’ realizzata con ricotta, grano e uova. Il dolce si inizia a preparare a partire dal giovedì Santo per essere mangiata il sabato che precede la domenica della Resurrezione e a Pasquetta. L’importanza di questo dolce è stata affermata grazie al riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale campano. Sono tantissimi i laboratori e le pasticcerie dove a Napoli si può mangiare un’ottima pastiera. Le radici di questo dolce sono antichissime e risalirebbero alla nascita stessa della città di Napoli in epoca pagana quindi ben prima di diventare simbolo iconico della Pasqua Cristiana. Proprio per via delle antiche origine attorno alla pastiera si sono diffusi diversi miti e leggende.
Un’antica leggenda la prima a realizzarla fu la Sirena Partenope in persona alla quale si deve, sempre secondo la leggenda, la nascita della stessa Napoli. La leggenda racconta che gli abitanti del posto volevano mostrare gratitudine alla Sirena per aver scelto come sua dimora il golfo. Così incaricarono le sette ragazze più belle dei villaggi di portare alla Sirena sette doni della natura. Partenope quindi mescolò i doni ricevuti dando vita alla Pastiera. I sette doni erano quindi gli ingredienti principali del dolce: farina, ricotta, uova, grano tenero, acqua di fiori d’arancio, spezie e zucchero.
Al netto delle leggende e delle credenze popolari però la vera ricetta della pastiera come la conosciamo oggi risalirebbe al XVI secolo. Il dolce sarebbe nato tra le mura di un convento a San Gregorio Armeno, la famosa strada dei pastori nel cuore del centro storico di Napoli. Una suora di questo convento volle realizzare un dolce che potesse unire assieme tutti gli ingredienti più simbolici del periodo pasquale. Così nel giro di pochissimo tempo le pastiere realizzate dalla suore di quel convento divennero famose anche perché ne preparavano in grandissima quantità e le donavano ai ricchi signori della borghesia partenopea.
L’ultima ipotesi legata alla pastiera napoletana è legata a Maria Teresa D’Austria. La moglie del re Ferdinando II era soprannominata “la Regina che non ride mai”. Convinta dal marito, noto per la sua grande golosità, a mangiare una fetta di pastiera. La leggenda racconta che al primo assaggio la tristezza della Regina svanì. Sul suo volto si aprì un sorriso che sorprese persino il Re Frdinando II. Il sovrano, dopo quel sorriso, avrebbe esclamato stupito: “Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera. Ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”. Da questo aneddoto risalirebbe anche un’espressione tipica napoletana. “E magnatella ‘na risata”. Che tradotto è appunto “E mangiatela una risata”.