Pensioni opzione donna: l’opzione di pensionamento delle donne già modificata dal governo Meloni potrebbe cambiare ancora. Infatti, si valuta la possibilità di modificare la clausola riguardante l’uscita anticipata dal lavoro legata al numero dei figli.
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Pensioni opzione donna: come funziona ora
Il governo Meloni sta valutando ulteriori modifiche alle pensioni principalmente in “opzione donna”. Infatti, è in atto una discussione tra i gruppi parlamentari sulla clausola riguardante l’uscita anticipata dal lavoro legata al numero dei figli. Infatti, è possibile andare in pensione a 60 anni, in base al numero dei figli. Una donna, al momento, può anticipare di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due. Inoltre, solo per le licenziate o dipendenti da aziende in crisi la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli. Si tratta di un doppio paletto che limita in questo modo la platea da 17 mila a 3 mila uscite nel 2023. La spesa totale si aggira sui 20,8 milioni contro i 110 dell’attuale versione. A questo si aggiungono come beneficiarie dell’anticipo anche caregiver, donne con invalidità civile e donne licenziate o dipendenti di imprese in crisi.
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Pensioni opzione donna: soldi stanziati
La questione ha suscitato molte polemiche ed il governo è a caccia di risorse. Servono circa 80 milioni solo per il 2023, molti di più nel triennio per riuscire a garantire subito l’uscita anticipata. Si parla circa 14 mila donne lavoratrici che rischierebbero di essere escluse con la nuova normativa. Le possibilità di successo sono elevate ma i margini finanziari sono stretti. In una recente riunione, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato chiaro fissando un tetto, 400 milioni. Tale tesoretto sarà messo a disposizione dei gruppi parlamentari per la loro lista dei desideri. La lista dei desideri non è lunghissima, ma è onerosa, tanto da preoccupare la premier Meloni. La Meloni, infatti, è memore di quello che capitò al suo predecessore, Mario Draghi, nella manovra approvata lo scorso anno.