Pensioni quota 41: rispunta l’ipotesi a scapito del reddito di cittadinanza. Nella presentazione della Nadef (nota di aggiornamento al DEF), il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, pone al centro il costo delle pensioni, che, stando alle stime del tasso d’inflazione, dovrebbero costare 50 miliardi in più nei prossimi tre anni.
Sull’ipotesi al vaglio dell’esecutivo, ovvero quota 41 per le pensioni, il ministro si dice possibilista e che “non è esclusa”. Tuttavia, un’eventuale approvazione di suddetta misura comporterebbe irrimediabilmente una manutenzione del reddito di cittadinanza.
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Pensioni quota 41: l’aumento di spesa per contrastare l’inflazione
In questo particolare periodo storico, il paese sta vedendo un tasso di inflazione sempre crescente e per evitare che essa eroda in maniera significativa il potere d’acquisto delle pensioni, il Ministro dell’Economia ha stimato un aumento della spesa per le pensioni. Suddetto aumento, poi, come sottolinea Giorgetti è basato sulla legislazione vigente. Questo significa che è basato sui parametri di quota 102. Tuttavia, quota 102 è in scadenza il 31 dicembre. Se il governo non dovesse rinnovare tale misura tornerebbe la legge Fornero a partire del 2023.
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Pensioni quota 41: l’ipotesi al vaglio del governo
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Le modifiche al reddito di cittadinanza
“Il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi” ha affermato. L’idea sarebbe quella di un percorso che prevede quanto segue: dopo i primi 18 mesi di reddito, se il beneficiario non ha trovato una sistemazione lavorativa, gli verrà sospeso l’assegno e per sei mesi potrà partecipare a politiche attive del lavoro, partecipando a corsi di formazione professionale.