Pernigotti: chiude la storica fabbrica del cioccolato

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Specializzata nella produzione di gianduiotti, torroni, uova di Pasqua e preparati per gelato, la Pernigotti ha segnato per oltre 150 anni la storia della cioccolateria italiana. Nel 2013 la gestione dell’azienda era passata al gruppo “Sanset” appartenente ai fratelli Toksoz, due imprenditori turchi. Sono stati proprio loro a ufficializzare la notizia della chiusura del centenario stabilimento, tra lo sgomento di consumatori e impiegati. (Leggi anche: Dopo il fallimento, Melegatti torna protagonista del Natale)

Pernigotti: la storia

L’azienda npernigottiasce nel 1860, quando Stefano Pernigotti apre nella Piazza del Mercato a Novi Ligure una drogheria. Ben presto, questa diviene molto conosciuta grazie alla sua produzione di un pregiato torrone.

Pochi anni dopo, Pernigotti decide di fondare insieme a suo figlio una società: l’1 giugno del 1868 nasce ufficialmente “Stefano Pernigotti & Figlio”.

Il 1927 resta però l’anno che ha segnato maggiormente la storia dell’azienda. Inizia, infatti, la produzione industriale del gianduiotto. È proprio questo cioccolatino che siglerà il successo della società.

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La gestione resta in mano alla famiglia Pernigotti fino al 1995 quando il marchio viene ceduto alla famiglia Averna. Pochi anni dopo, sono proprio i fratelli Toksoz a prendere il timone dell’azienda.

Pernigotti: la crisi

Il piano dei fratelli Toksoz consiste nello smantellare la parte produttiva, mantenendo però il marchio. L’obiettivo, infatti, è quello di portare la Pernigotti in Asia (Cina, Corea e Giappone) e negli Stati Uniti.

A pagarne le spese saranno gli oltre 100 dipendenti che lotteranno per salvare i propri postipernigotti di lavoro. Infatti, sono già in programma incontri e colloqui aziendali con i vertici dell’azienda e con i sindacati.

Già da tempo gli ambienti attorno allo stabilimento lamentavano un malfunzionamento dell’azienda: infatti, in 5 anni la direzione ha visto alternarsi ben 4 amministratori delegati. Il tutto non ha fatto altro che minare la situazione già instabile dell’impresa. La fabbrica conta perdite di oltre 13 milioni solo negli ultimi cinque anni.

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