Mentre in Umbria torna l’obbligo di ricovero in ospedale per la somministrazione della pillola abortiva Ru486, in Toscana le cose sembrano prendere una piega diversa. La giunta guidata da Enrico Rossi ha approvato la delibera che apre la strada alla somministrazione della pillola in ambulatorio. Da tempo la Regione stava lavorando a un percorso semplificato per chi volesse ricorrere all’aborto farmacologico.
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Pillola abortiva, le parole del Governatore Rossi


Come ha spiegato il Governatore Enrico Rossi, dopo l’approvazione della delibera sull’aborto, la Toscana sarà la prima Regione a prevedere la somministrazione della Ru486 al di fuori dell’ospedale. Ciò avverrà in ambulatori specializzati e autorizzati. Si tratta di un passo avanti a favore delle donne che devono affrontare una decisione cosi difficile e delicata. Complicare e burocratizzare eccessivamente la procedura servirebbe solo a colpevolizzarle e punirle, ha osservato Rossi.
Con la nuova delibera, in Toscana si potrà ricorrere all’aborto farmacologico anche in ambulatori pubblici e consultori. La norma fa riferimento al parere del Consiglio Sanitario Regionale che, già 6 anni fa, aveva specificato che la pillola abortiva potesse essere erogata anche negli ambulatori funzionalmente collegati agli ospedali. Si riducono tempi ed eventuali ostacoli amministrativi, ma si mantengono alte l’informazione e la privacy.
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L’Umbria e le proteste in piazza
Una scelta che ha portato a proteste da parte di ginecologi, donne e movimenti femministi. Una decisione additata come punitiva nei confronti delle donne. Inoltre, dovendo ricorrere al ricovero, si incorrerebbe in un rischio di sovraffollamento degli ospedali, proprio durante l’emergenza Covid-19.
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Aborto, una grande conquista
- Nel primo trimestre, ammette l’aborto sulla base di una dichiarazione della donna che ritiene che la prosecuzione della gravidanza possa rappresentare un pericolo per la sua salute fisica o psichica;
- Dopo il primo trimestre, l’aborto è ammesso solo se un medico rilevi e certifichi che la gravidanza costituisce un pericolo per la vita della donna.
Una grande conquista che, in alcuni casi, ancor oggi è motivo di critiche e vessazioni. Inoltre, sono ancora molti i medici obiettori di coscienza che ostacolano questa decisione.