Quando un evento modernissimo ti porta a fare un salto di 2000 anni per controbattere a delle offese tristissime. Succede a Pompei. Ma è meglio fare un passo indietro, prima di prendere la macchina del tempo.
Pompei ha ospitato ieri il Gay Pride (risultato un vero successo), organizzato dal Coordinamento Campania Rainbow. Come al solito non sono mancate le polemiche. A colpire è stato in particolare uno striscione della sezione di Casapound locale:”Pompei non è Sodoma“. Chiaro il riferimento alla città che, nella Bibbia, viene distrutta da Dio per i suoi vizi. Ecco, per rispondere a CasaPound, è meglio fare un salto indietro di 2000 anni. Così ricorderemo a tutti un’epoca in cui l’amore era molto più libero di come viene ricordato.
Pompei non è Sodoma, ma molto di più!
In effetti basterebbe leggere i numerosi richiami all’amore che la stessa Pompei custodisce gelosamente per comprendere che quello striscione sia decisamente inadatto. Ma numerosissime fonti ci dicono che all’epoca dei Romani non c’era distinzione tra omosessualità ed eterosessualità. Ciò che veniva condannato nell’amore era tutt’altro (come la passività) e riguardava una sfera di reputazione pubblica e sociale. Ma nessuno a Roma si sarebbe scandalizzato per una relazione omosessuale.
Insomma, già 2000 anni fa, la mentalità era molto più avanzata di quella dimostrata oggi da alcuni contestatori. Forse che stiamo regredendo, invece di assecondare il nostro naturale desiderio di evoluzione?