Bentornati a un nuovo appuntamento con la nostra rubrica “Ti consiglio un libro”. Parleremo oggi dello scrittore Alfredo Palomba, classe ‘85, dottore di ricerca in letterature comparate e docente alla scuola secondaria. Con il suo primo romanzo “Teorie della comprensione profonda delle cose” è candidato al Premio Strega 2020 con la casa editrice Wojtek di Pomigliano d’Arco.
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Premio Strega 2020: Alfredo Palomba e le sue “Teorie della comprensione profonda delle cose”
Alfredo Palomba, parlaci un po’ di te: chi è davvero Alfredo?
“Sono uno scrittore non particolarmente giovane ma che, dato il trend italiano, potrebbe essere considerato un “giovane scrittore” per una decina d’anni almeno, e insegno lettere nella scuola secondaria.”
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“Una passione nata fin da bambino…”
Quando nasce la tua passione per la scrittura?
“Anzitutto è nata la mia passione per la lettura. A cinque anni mia madre mi faceva leggere, ogni pomeriggio, la favola illustrata I musicanti di Brema dei fratelli Grimm, una storia che, complici le illustrazioni inquietanti, credo mi abbia traumatizzato. Da piccolo, ero affascinato dalla biblioteca di mio padre, che allora mi sembrava immensa. Dicevo di voler fare lo scrittore; per questo cominciai a scrivere un “romanzo horror” ambientato in un castello con dentro un fantasma. Il romanzo era appunto l’incipit in cui si diceva che in un castello c’era un fantasma (forse c’era anche un disegno).
L’idea di scrivere romanzi è riemersa piuttosto tardi ma, nel frattempo, scrivevo: poesie, sonetti burleschi, diari, moltissime canzoni in inglese. Poi ho cominciato a lavorare ad articoli e racconti per le riviste letterarie, soprattutto Crapula Club, grazie all’intercessione dell’editor Antonio Russo De Vivo. La narrativa, però, è diventata un progetto solo intorno ai ventisei, ventisette anni.”
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Premio Strega: la visione globale delle cose
“La genesi di Teorie è piuttosto complessa e il libro risponde a una serie eterogenea di esigenze narrative. Per anni ho tenuto un blog anonimo nel quale sperimentavo una forma di scrittura caustica e improntata a un sarcasmo davvero becero. Ci avevo però rinunciato perché era stato chiuso diverse volte a causa dei suoi contenuti.
Sentivo di poter utilizzare in maniera ‘utile’ quel materiale ma non avevo ancora idea del come. Mi ero anche messo in testa di scrivere la storia di due amici che diventano rivali, una specie di commedia degli equivoci e delle ambizioni frustrate. E, ancora, volevo sperimentare con la struttura romanzesca e le forme, senza però ridurre il lavoro a una esercitazione postmodernista fuori tempo massimo.
Un titolo così lungo e assertivo, che strizza l’occhio alla saggistica – nel libro, tra l’altro, compaiono diversi capitoli in forma di saggio – è ironico ed emblematico della “teoria” principale del romanzo: non esistono “teorie”, non esiste una “visione globale delle cose”.
In sostanza, mi sono accorto che avevo l’ambizione di parlare del presente e potevo farlo solo cercando di far funzionare insieme gli elementi più distanti e improbabili. E volevo che la materia del racconto si inquadrasse in una riflessione più universale, riguardante l’umanità e, in qualche modo, i concetti di passato, memoria, illusione, perdono. Il presente è sgangherato, contraddittorio, multiforme e la miglior maniera di (provare a) illustrarlo era scrivere un romanzo sgangherato, contraddittorio, multiforme – e che facesse ridere.”
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Poliedricità dei personaggi
“C’è molta autobiografia, anche se la materia è stata cambiata e ricombinata. Uno dei protagonisti viene chiamato “Alferido del Colombo” ed è anche il Pelato, nemico acerrimo di Toni, poetucolo frustrato pure tratto dalla mia esperienza privata. Il romanzo, in tal senso, costituisce una personale vendetta contro questo figuro.
C’è poi don Pagnotte, basato su un tizio di Pompei chiamato Pagnotta, morto in circostanze misteriose. Ho usato questo prototipo di disperato contemporaneo per giocare coi ruoli e con la parodizzazione letteraria. L’ho trasformato in un emulo di don Chisciotte, il quale vede la realtà come se si trovasse nella Mancha del Seicento. In pratica, una parodia della parodia.”
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Al Premio Strega 2020 con l’editore Wojtek di Pomigliano
Insieme ad altri autori sei candidato al Premio Strega 2020 con la casa editrice Wojtek di Pomigliano d’Arco. Cosa ti aspetti da questa esperienza?
“La segnalazione allo Strega è il frutto della fiducia di Antonella Cilento e dell’instancabilità del mio editore, che ha deciso di puntare su Teorie mettendo in gioco ogni risorsa disponibile e un entusiasmo senza pari. Sono davvero grato a Wojtek, che è anche una bellissima libreria indipendente a Pomigliano d’Arco. Peraltro, è tutto nuovo: finire con un esordio, sia pure solo segnalato, al Premio Strega era all’inizio qualcosa di impensabile. Ora aspettiamo la dozzina: arrivarci – difficilissimo – sarebbe però un riconoscimento enorme.”
Tu, che con passione e dedizione sei riuscito a realizzare i tuoi sogni, che consiglio daresti a un giovane di oggi che vuole raggiungere i propri obiettivi?
“Considerare il tempo un nemico. Quindi perderne il meno possibile a fare qualcosa che non si considera perlomeno tollerabile e minimamente utile.”