Gli Stati dell’Unione Europea stabiliscono il tetto massimo dei prezzi del gas

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Prezzo gas governi Ue

Prezzo gas governi Ue: i governi degli Stati dell’Unione Europea hanno stabilito un tetto massimo del prezzo del gas. Per gli esperti dell’Unione Europea l’iniziativa potrebbe però risultare inutile e comportare un’instabilità finanziaria.

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Prezzo gas governi Ue: stabilito tetto massimo

unione europea stellantisI governi dell’Unione europea hanno stabilito un tetto massimo al prezzo del gas per frenare i rincari delle bollette. Il price cap entrerà in vigore a febbraio secondo l’accordo raggiunto a Bruxelles dopo mesi di estenuanti trattative. Tale tetto scatterà se i prezzi del gas scambiato al Ttf di Amsterdam supereranno i 180 euro per megawattora per tre giorni. Attualmente, i prezzi viaggiano sui 70 euro per megawattora, lontanissimi dai picchi raggiunti in estate. Per qualche osservatore il merito di questo calo sarebbe proprio del price cap. Sarebbe bastato minacciare il tetto per frenare le speculazioni e riportare gli operatori di mercato a più miti consigli. Ma per Acer e Esma, la misura, fortemente sostenuta dall’Italia, non avrebbe alcun merito sull’andamento dei prezzi, almeno finora.

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Prezzo gas governi Ue: i rischi

Secondo i rapporti preliminari delle due agenzie, pubblicati ieri, il tetto non ha avuto finora alcuna influenza sui mercati finanziari ed energetici. Il calo dei prezzi del gas di questi ultimi mesi è dovuto a tendenze già presenti prima dell’adozione del regolamento che istituito il price cap. Stabilite una riduzione della domanda, inverno mite, stock pieni, reazione lenta dell’industria a fronte della riduzione dei prezzi. Acer ed Esma indicano comunque che finché il tetto non sarà operativo. Al momento è impossibile concludere con certezza il suo impatto sulle bollette.

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Prezzo gas governi Ue: parlano gli esperti

Dal profilo Twitter dell’ESMA e di ACER

L’Esma sostiene che se i prezzi del gas si avvicinano al livello che farebbe scattare il limite, è probabile che i partecipanti al mercato cambino il loro comportamento per evitare di innescarlo o per prepararsi. L’Esma scrive: “Questo comportamento sembrerebbe razionale su base individuale. Invece, potrebbe innescare cambiamenti significativi e improvvisi del più ampio contesto di mercato. Potrebbero avere un impatto sul funzionamento ordinato dei mercati e, in definitiva, sulla stabilità finanziaria”. Anche l’Acer giunge alla stessa conclusione. Acer, infatti, scrive: “Gli operatori del mercato, per aggirare il tetto, potrebbero spostare le loro transazioni verso i cosiddetti contratti over the counter. O ancora verso mercati del gas al di fuori dell’Ue. In altre parole, abbandonerebbero il Ttf, la borsa di Amsterdam, e si rivolgerebbero altrove. Si potrebbero stipulare contratti con maturità non coperte dal regolamento.

Secondo le due agenzie Ue, uno dei maggiori rischi è che alla fine sul mercato europeo vi sia “una minore liquidità”. Che, tradotto, vuol dire seri problemi per le società che vendono l’energia elettrica prodotta dal gas. Alcune, potrebbero minacciare di chiudere i battenti, come già successo in Germania e altri Paesi Ue durante questa crisi energetica. Berlino, per esempio, a dicembre ha stanziato 45,5 miliardi per salvare Uniper e Sefe , l’ex filiale tedesca di Gazprom. Soldi dei contribuenti a cui, stando ai rapporti di Esma e Acer, i governi Ue potrebbero dovere fare ricorso anche a causa del price cap.