Prima del Covid-19, il mestiere più antico del mondo – la prostituzione – non aveva mai conosciuto crisi. Si tratta di un settore che solo in Italia conta 5 miliardi di euro l’anno. Nonostante la paura dei contagi, il lockdown e le restrizioni, c’è chi ha scelto di non fermarsi per mancanza di alternative, andando incontro a rischi elevatissimi. Chi si è fermato ha subito gravi perdite. Con il lento ritorno alla normalità anche le escort hanno ripreso le loro attività. Le condizioni di sicurezza sono molto differenti tra coloro che sono costrette in strada e quelle che possono “permettersi” di ricevere clienti in appartamento. Come è cambiato il mondo della prostituzione con la pandemia?
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Il dramma della prostituzione durante il lockdown
Nonostante le restrizioni, le prostitute non sono scomparse. La necessità di guadagnare si è rivelata più forte della paura del contagio. Secondo la Repubblica, 120.000 prostitute da strada, le “invisibili” del mestiere, durante la pandemia si sono trasferite in case fatiscenti. Sono spesso schiave di tratte e sfruttatori, esposte al contagio senza assistenza medica e controlli.
La disperazione gioca un ruolo determinante, non hanno potuto fermarsi e si sono confrontate con un’utenza di basso livello. I clienti erano disposti a pagare di più per non usare precauzioni, anche rischiando la salute. Altre, invece, hanno cercato di utilizzare “metodi alternativi” come telefonate e/o videochiamate erotiche, una sorta di smart working della prostituzione.
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Prostitute e bonus 600 euro
Secondo Escort Advisor, il sito di recensioni di escort più visitato in Europa, con oltre due milioni di utenti mensili solo in Italia, il 12% di loro ha presentato domanda all’Inps per il bonus da 600 euro. Queste donne, nonostante negli anni abbiano chiesto a gran voce di poter aprire una propria partita IVA, si sono viste private della loro unica fonte di guadagno. Le spese, come per qualsiasi altra attività, sono rimaste invariate: affitto, bollette e altri costi fissi.
Il tema della legalizzazione del mondo degli incontri a pagamento è sempre vivo nel nostro Paese. Un eterno scontro fra coloro che vedono con favore questa possibilità e altri, invece, che si oppongono. La maggior parte delle sex worker sarebbe favorevole ad aprire una partita IVA, dichiarando allo Stato i proprio guadagni per vedere riconosciuta riconosciuta legalmente la propria professione.
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Il modello svizzero
- Areare le stanze per almeno 15 minuti dopo ogni cliente;
- Lavare lenzuola e asciugamani a una temperatura di almeno 60°;
- Usare la mascherina;
- Guanti, preservativi e disinfettanti verrebbero forniti ai bordelli;
- Ogni incontro dovrebbe durare 15 minuti.
Il documento sconsiglia alle lavoratrici di toccare effetti personali dei clienti. I dati di questi ultimi verranno registrati ai fini della tracciabilità e conservati per quattro settimane.
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Kamasutra o Coronasutra?
È il momento di lavorare di fantasia, nel rispetto e nella tutela di tutti i partner, congiunti o occasionali.