Paura e panico nel discorso di Putin nucleare, mobilitazione dei riservisti e referendum nelle repubbliche ucraine. Per l’Occidente, le mosse del dittatore russo raffigurano la tensione e il fallimento. Per il leader del Cremlino, invece, le minacce sono reali. Nessun bluff, nessuna attesa. Intanto, in Russia, si esauriscono i biglietti per coloro che cercano di fuggire. Un biglietto per un bambino è arrivato a costare 1300 €.
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Putin nucleare e referendum, le minacce all’Ucraina e all’Europa
Sono trascorsi oltre 210 giorni dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina e la risoluzione stenta a manifestarsi. Le conseguenze della guerra sono evidenti e i portafogli dell’Occidente iniziano a risentire delle stesse sanzioni che colpiscono il nemico. Restrizioni, povertà e frustrazione. Proprio la frustrazione porta Putin al contrattacco: una minaccia troppo pesante per l’Ucraina, l’Europa e l’Occidente tutto.
In un discorso alla nazione, il piano del dittatore prevede tre punti essenziali. Indire dei referendum nelle autoproclamate repubbliche filorusse in Ucraina. Ossia: Donetsk, Lugansk, Kherson, Zaporizhzhia. Qui, in meno di 24 ore, i parlamentari hanno approvato una legge per indire la votazione popolare. Tali referendum si terranno dal 23 al 29 settembre.
L’obiettivo è quello di annettere le quattro regioni allo Stato Russo e ripristinare “la giustizia storica”. I leader mondiali, tra cui USA, Francia, Germania e Polonia annunciano che in caso di vittoria russa, l’esito non sarà riconosciuto. L’Ucraina, invece, fa sapere che la resistenza non cesserà. Si tratta di un referendum farsa, nessuna invasione può essere tollerata. Una reazione che Putin ha ben previsto e cui risponde con due minacce: le armi nucleari e la mobilitazione parziale dei riservisti.
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Putin nucleare e mobilitazione parziale annunciati
Non c’è tregua che tenga, né fine che si avvicini. Le intenzioni del leader del Cremlino sono quelle di continuare l’avanzata e portare a termine il proprio scopo. Proprio per tale ragione formula l’ennesimo ricatto basato sulle armi nucleari. Questa volta, tiene a specificare il dittatore, non si tratterebbe di un bluff. Tutt’altro. Per difendere le le repubbliche del Donetsk, Lugansk, Kherson, Zaporizhzhia ricorrerà alla mobilitazione parziale dei riservisti. Non si tratta degli studenti o dei soldati di leva, ma soldati, sergenti sotto i 35 anni e gli ufficiali fino a 45 anni. Circa 300.000 unità pronte alla difesa dei territori. Una mossa di rinforzo in previsione di una resistenza occidentale. L’attesa di Putin si concentra in questo fattore: nella resistenza ucraina che potrebbe rappresentare la miccia per inasprire il conflitto a livello mondiale.
Minaccia l’UE e l’Occidente di usare le armi nucleari, ma la strategia torna come un boomerang verso il popolo russo. Chi diserta dal servizio militare obbligatori, soprattutto in periodi di mobilitazione o legge marziale rischia fino a 15 anni di carcere. Dai 2 ai 3 per “mancata esecuzione di un ordine”. Fino a 15 se pubblicamente è dichiarata la contrarietà all’invasione ucraina. La paura si è diffusa in Russia dopo il discorso alle 8, ora di Mosca. In pochi minuti, i siti di prenotazione di biglietti aerei hanno registrato picchi ed esaurimenti disponibilità. Da Mosca a Yerevan, in Armenia, o verso Istanbul, in Turchia, o Tblisi, in Georgia. Lasciare la Russia è quasi impossibile e le risorse scarseggiano con il blocco dei conti correnti. Un biglietto per un bambino è arrivato a costare anche 1300 €.