Putin pagamento rubli per le forniture di gas a quelli che lui definisce ‘Paesi ostili‘. Questa è la nuova disposizione richiesta dal Presidente russo al governo, alla Banca Centrale e a Gazprom. Ma il G7, attraverso le parole di Habeck, rifiuta di eseguire l’ordine.
Putin pagamento rubli, altrimenti stop forniture di gas
A riportare la notizia è il ‘Cremlino’. L’ordine è arrivato al governo russo, alla Banca Centrale e a Gazprom, multinazionale russa che si occupa, per l’appunto, del settore energetico e minerario. In altre parole, dell’estrazione e della vendita di gas naturale. Questi tre macrogruppi sono incaricati, a partire dal 31 marzo, ad accettare pagamenti di forniture di gas esclusivamente in rubli. Necessario, dunque, il cambio monetario di quelli che Vladimir Putin definisce ‘Paesi ostili’. Semplice capire a chi si riferisce: Stati Uniti d’America in primis, e tutti gli Stati dell’Unione Europea in secundis. “L’Europa non vuole pagare il gas in rubli? La Russia non distribuirà gratis il proprio gas, questo è certo. È quasi impossibile fare beneficenza nella nostra situazione.” Questa la dichiarazione di Dmitry Peskov, il portavoce del ‘Cremlino‘.
Putin pagamento rubli per il gas: il G7 si ribella
“È inaccettabile”, è la risposta secca del G7. A fare da portavoce del forum intergovernativo è Robert Heback, Ministro dell’Economia della Germania. “Tutti i ministri del G7 hanno convenuto che si tratta di una chiara violazione unilaterale dei contratti esistenti. Il che significa che un pagamento in rubli non è accettabile.” A declinare ‘l’offerta’ è anche ENI. Il suo amministratore delegato, Claudio Descalzi, ha ricordato alla Russia che i contratti testimoniano il pagamento dei carburanti in euro. Suggerisce che l’Europa dovrebbe guardare verso l’Africa per un nuovo rifornimento poiché, in termini di energia, “è una scatola vuota”.
File interminabili per un pezzo di pane, freddo, dolore e distruzione. Queste sono le drammatiche condizioni in cui versa la città di Mariupol – ridotta a cumuli di polvere in seguito ai numerosi bombardamenti subiti. La popolazione è stata fatta evacuare in Russia, ed è per questo motivo che le autorità ucraine usano il termine ‘deportazione’. Una parola agghiacciante, che riporta la mente indietro ai tempi della Shoah. Mariupol è totalmente circondata da territori conquistati, ormai, dalla Russia. “Nessuno sente più parlare di loro”, racconta Lesia Vasylenko, deputata del governo ucraino. “Vengono deportati in Russia con la forza. Le atrocità non hanno fine”. Ma il governo russo ha un’altra visione dei fatti, completamente diversa. Si parla, infatti, di trentamila russofoni salvati da ciò che Mariupol è diventata. Tra questi, duemila sono solo bambini.