Rabbino Putin, anche Goldschmidt denuncia il Presidente Russo. L’ex capo dei rabbini di Mosca, attualmente in esilio, condanna Putin. Lo fa in veste di presidente dei rabbini europei e di autorità comunque riconosciuta nel paese russo. Condanna la guerra da lui portata avanti definendo la Russia: “Sempre più autoritaria con lui”. Un messaggio potente, soprattutto visto il grande silenzio mediatico che l’ha preceduto. Parole che creano l’ennesima crepa tra Putin e gli altri rappresentanti del suo popolo.
Pinchas Goldschmidt è l’ex capo dei rabbini di Mosca, attualmente presidente dei rabbini europei. Si trova in esilio per via delle divergenze politiche avute con Putin. Di fatto non troppo concorde alle decisioni prese dal Presidente russo. Dopo mesi di silenzio ha finalmente parlato, si è espresso. Denuncia Putin senza troppi giri di parole: “Da quando la terribile guerra in Ucraina è scoppiata nei mesi scorsi non potevo rimanere in silenzio davanti a tanta sofferenza umana”. Ha scritto su Twitter. “Con lui la Russia è sempre più autoritaria” ha proseguito.
Rabbino Putin: l’esilio per “divergenze” politiche
Pinchas Goldschmidt è in esilio. L’ex rabbino capo di Mosca non può più mettere piede in Russia. Di fatto prima si è spostato in Ungheria e poi successivamente a Israele. Cosa lo ha portato a ciò? Semplice, le divergenze con Putin. Goldschmidt infatti era fermamente contrario alla guerra in Ucraina e si sa come funzionano certe cose in Russia. Se ti opponi pubblicamente, poi scompari o muori. Inoltre ci sono alcuni particolari che emergono, dallo stesso rabbino, sulle sue dimissioni. Dalle pressioni fatte dalle autorità russe ai suoi familiari sino alla minaccia per la comunità ebraica in Russia. Vicende che, adesso, lo stesso rabbino, finalmente può raccontare a tutti.
“Posso finalmente parlare” racconta Pnchas Goldschmidt una volta in esilio. “Posso finalmente rendere noto a tutti che i miei suoceri sono stati messi sotto pressione dalle autorità per sostenere l’operazione speciale in Ucraina” racconta. “E si sono comunque rifiutati di farlo”. Poi aggiunge: “Più il tempo passava, dopo la mia rielezione, più mi appariva chiaro che la comunità ebraica sarebbe stata messa in pericolo se fossi rimasto al mio posto”. Parole che, visti i precedenti di Putin, lasciano poco spazio ad interpretazioni. E che hanno quindi obbligato il rabbino alle dimissioni. Finendo poi con l’essere esiliato, essendo contrario al Presidente Russo e alla guerra in Ucraina.