Assunta e licenziata nello stesso giorno. Più precisamente, in due ore. È solo l’ultima testimonianza raccolta nel nostro paese. Succede in continuazione, e questa volta a farne le spese una giovane. Proprio l’indomani del primo maggio.
Ti consigliamo come approfondimento – Bancaria licenziata per alcune foto: “Sono una modella”
Ragazza assunta licenziata: la risposta all’annuncio
La ragazza è felice: ha trovato il suo lavoro. Segue uno scambio di messaggi ed e-mail, con l’impresa che chiede, documenti, dati personali e IBAN per la preparazione del contratto, pur senza prima far sottoscrivere il trattamento dati GDPR. Ma l’accordo c’è. L’impresa è pressante: ricordano alla giovane di recarsi nei loro uffici lunedì 2 maggio alle ore 9:30. Glielo ricordano fino alla domenica prima, festa dei lavoratori. Ma lei è comunque felice: sta per iniziare a lavorare.
Ti consigliamo come approfondimento – Whirpool, si ai licenziamenti a Napoli. La FIOM: “Il governo ci ha presi in giro”
Ragazza assunta licenziata: il “licenziamento”, le parole della giovane
“Nonostante io fossi già fisicamente a lavoro, sono stata mandata via a sangue freddo” scrive sui social la venticinquenne desolata. Oltre al danno la beffa, però. “La cosa più strana però è che mi sono accorta che neanche un’ora dopo la mia dipartita, è stato di nuovo pubblicato l’annuncio per la stessa esatta posizione che dovevo ricoprire”.
Sgomento e indignazione prendono la nostra giovane, che ha riportato la vicenda pubblicamente sui social, divenuta virale in poche ore. “La mia sostituta ha già rinunciato? Oppure in un’ora e mezza sono riusciti a valutare le mie in-competenze, senza riuscire a darmi spiegazioni o motivazioni e liquidandomi con una scusa? Forse non ho fatto il colloquio con la persona giusta e una volta incontrata la titolare è rimasta scontenta?”.
Insomma, una umiliazione e uno spreco clamoroso di tempo, energie e impegno.
Ti consigliamo come approfondimento – Just Eat, la svolta sui rider: saranno dipendenti con stipendio fisso
Ragazza assunta licenziata: non un caso isolato


Ma se questa giovane, che ha subito svolto un altro colloquio presso un’altra azienda, ha subito questo genere di trattamento, c’è chi ne ha subiti di parimenti scorretti o peggio.
Pochi mesi fa, nel fiorentino, un giovane aveva sottoscritto un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (Co.Co.Co). Aveva chiesto tutta una serie di rassicurazioni sull’effettivo monte ore lavorativo, sulla possibilità di usufruire di un rimborso sui trasporti dovendosi spostare da una provincia a un’altra quotidianamente eccetera. Gli vengono accordate e firma il contratto: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17.
Sin dal primo giorno, però, qualcosa non va. L’orario di lavoro pattuito non è stato rispettato dall’azienda, privandolo persino delle pause. Il giovane, convocato sul posto di lavoro un’ora prima, ha finito un’ora dopo. Il tutto senza fruire di una singola pausa, neppure di mezz’ora per la pausa pranzo. In aggiunta, il giovane ha dovuto scoprire da solo che per recarsi al lavoro in tempo coi mezzi pubblici sarebbe dovuto partire di casa alle cinque per arrivare entro le otto. In più, non gli è stata riconosciuta la trasferta e quindi il diritto al rimborso per il trasporto, accordato in fase di trattative.
Il diciottenne ha tentato di rappresentare tutte queste problematiche all’azienda che però ha fatto orecchie da mercante. Il giovane perito informatico, tenuto sul posto di lavoro due ore in più, senza essere ascoltato ha così comunicato la risoluzione del contratto. Questo gli è valso insulti via chat dai vertici aziendali che avevano violato, sin dal primo giorno, il contratto stipulato.
Queste sono le storie del paese in cui Briatore e Borghese parlano di giovani svogliati al lavoro. Storie di giovani che vogliono lavorare e che, molto spesso, si trovano di fronte a imprenditori da condotte decisamente equivocabili.