Ragazza licenziata permesso: una ragazza racconta a FanPage.it la sua storia di sfruttamento a lavoro. La ragazza racconta la sua storia travagliata sul posto di lavoro. La giovane è stata licenziata perché il datore di lavoro non le ha concesso un giorno di permesso.
Ragazza licenziata permesso: si racconta a Fanpage.it
Una giovane ragazza di 30 anni ha raccontato a FanPage.it la sua storia di sfruttamento a lavoro. La ragazza, di nome Sara, ha raccontato gli ultimi mesi travagliati sul proprio posto di lavoro. Sara racconta: “Mi hanno detto che se non fossi andata a lavoro quel sabato non mi sarei più dovuta presentare. Da mesi avevo detto che quel giorno avrei voluto prenderlo di ferie per andare al matrimonio della mia migliore amica. Hanno deciso di minacciarmi, facendo leva sul fatto che ho una situazione economica difficile. Ho deciso che era meglio andare a finire sotto un ponte piuttosto che essere ricattata di nuovo. Dopo aver lavorato sette anni sei sere su sette, avevo deciso di cambiare e lavorare di giorno, in modo da avere ritmi di vita più sostenibili. Avevo anche ricominciato l’università e il pomeriggio volevo studiare.
Continua la ragazza: “Insieme abbiamo quindi concordato quattro turni settimanali dalle 10 alle 16, per nove euro l’ora. Mi avrebbero anche pagato eventuali straordinari, ed ero molto felice di questa cosa che per me era una novità. L’orario di lavoro non è mai dalle 10 alle 16, e anche i giorni diventano più di quelli stabiliti. Vuoi perché c’era qualcuno in ferie, vuoi perché c’era qualcuno malato, sin da subito ho iniziato a lavorare dalle 10 del mattino alle 22 di sera. Facevo i doppi turni come responsabile di sala, sei giorni su sette, anche se avevo specificato che sarei stata disponibile solo per il turno del pranzo. Lavoravo 50 ore a settimana, sempre senza un lamento e con la massima disponibilità. Ho pensato che fosse un periodo difficile e mi sono adattata.”
Ancora racconta: “Il proprietario del ristorante mi ha detto che la pandemia lo aveva lasciato in ginocchio e aveva ancora diversi debiti da pagare, ma che presto mi avrebbe messo in regola. Ogni mese rimandava con una scusa, e da marzo siamo arrivati a dicembre. Non ho mai avuto ferie in questo periodo, né malattie pagate. Sono stata male solo due giorni, con il terrore che non sarei riuscita a pagare le bollette alla fine del mese. Per settimane ho lavorato con gli strascichi di un’influenza perché altrimenti non sarei stata pagata. Non è normale. Mi avevano detto che non c’era problema, ed ero tranquilla. Domenica ho mandato un messaggio al proprietario con i turni per la settimana successiva, ricordandogli che sabato dieci dicembre non ci sarei stata. Mi ha risposto che o andavo a lavorare o non mi sarei dovuta presentare mai più.”
La giovane ha tentato di riconciliarsi. Infatti, ha detto: “Gli ho detto che non mi meritavo un trattamento simile dopo tutto quello che avevo fatto per il ristorante. Speravo potessimo trovare un accordo, e invece mi ha minacciata dicendo che se non avessi rinunciato al matrimonio non avrei più lavorato lì. Mi ha lasciata per strada senza pensarci troppo nel periodo di Natale, a pochi giorni dal mio compleanno. Sa perfettamente che sono disperata. Ho una situazione economica difficile e mia madre a carico, non posso permettermi di non lavorare. Ma stavolta ho deciso di dire no: meglio sotto a un ponte che cedere a un ricatto del genere. E spero che anche altri ragazzi comincino a rifiutare queste condizioni disumane, che nel mondo della ristorazione sono purtroppo frequenti.”