Rayan caduto in un pozzo come il nostro Alfredino, la storia si ripete in Marocco. Abbiamo seguito tutti con il fiato sospeso il salvataggio di Rayan, che purtroppo ha avuto lo stesso epilogo del nostro Alfredino Rampi. Abbiamo sperato fino all’ultimo che questa volta accadesse l’incredibile, ma così non è stato.
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Rayan caduto nel pozzo a 32 metri, non ce l’ha fatta
Ieri è stato il quinto giorno di prigionia per Rayan, il bambino di cinque anni che martedì è caduto in un pozzo profondo 32 metri. È stato bloccato in un cunicolo largo appena 25 centimetri, circondato da terreno roccioso a causa della vicinanza della catena montuosa del Rif. Un barlume di speranza ha colpito tutto il mondo, soprattutto noi italiani, al suo recupero dopo 100 ore in quel maledetto cunicolo. In un primo momento Rayan era apparso stordito e provato, ma rispondeva agli stimoli e anche a nutrirsi. La speranza si è poi trasformata in disperazione perché le sue condizioni sono precipitate e non ce l’ha fatta!
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Rayan come Alfredino, l’Italia ritorna a piangere dopo 40 anni
La storia di Rayan ha riportato alla memoria quella del nostro Alfredino Rampi, che come lui cadde in un pozzo nel lontano 1981. Il nostro Paese rimase tre giorni con il fato sospeso, seguendo in diretta le operazioni di soccorso. A Vermicino, dopo 60 ore di lavori ininterrotti, con queste parole, durante l’edizione straordinaria del TG2 il giornalista Giancarlo Santalmassi, il 13 giugno 1981 annunciava la sua morte: “Volevamo vedere un fatto di vita e abbiamo visto un fatto di morte. Ci domanderemo a lungo a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi“.
Piangiamo per la seconda volta, qui in Italia!