Reddito cittadinanza governo Meloni: il reddito di cittadinanza potrebbe subire alcune modifiche nei prossimi mesi. Il prossimo governo di centrodestra potrebbe modificare alcuni aspetti della misura di sostentamento promossa dal primo governo Conte.
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Reddito cittadinanza governo Meloni: possibili modifiche
Il prossimo governo di centrodestra vorrebbe applicare alcuni correttivi al Reddito di Cittadinanza. La misura simbolo del primo governo Conte non dovrebbe essere abolita ma modificata. Infatti, pare che il governo guidato dalla Meloni dovrebbe essere utilizzato principalmente come strumento di contrasto alla povertà. La revisione del reddito di cittadinanza è uno dei temi su cui Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi a grandi linee sono d’accordo. Nessuna abolizione totale del sussidio dunque, slogan a parte, almeno per il 2023. Una delle ipotesi più realistiche per il futuro prossimo è quindi una modifica all’impianto del Reddito. Secondo tale modifica la revoca del sussidio dovrebbe scattare dopo il primo “no” a un’offerta di lavoro considerata congrua. Attualmente al secondo rifiuto il sussidio viene revocato, in passato si doveva arrivare a tre dinieghi. L’importo medio erogato a livello nazionale è di 549 euro.
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Reddito cittadinanza governo Meloni: dati attuali della misura
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Reddito cittadinanza governo Meloni: le parole del ministro Patuanelli
Sul Reddito di Cittadinanza è intervenuto il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli. Patuanelli ha dichiarato: “Il reddito di cittadinanza ha rappresentato una fonte di sostentamento per una fascia sempre più ampia di popolazione. I due terzi dei percettori sono persone che sono inabili al lavoro o che non possono lavorare. Si tratta di persone che hanno comunque bisogno di un sostegno. Potrei provocatoriamente dire che presenterò un disegno di legge, e lo farò firmare alle forze di maggioranza, in cui del Reddito di cittadinanza cambia il nome. Perché il vero problema di questo strumento è che lo abbiamo fatto noi del Movimento 5 Stelle e che si chiama così. Diamogli un altro nome, se lo intestasse qualcun altro. Però è innegabile che in questo Paese serve una misura di sostegno per chi non può lavorare, una misura di sostegno per chi perde il lavoro.”