Il 12 giugno sarà il giorno del referendum giustizia, anche se molti non lo sanno. Non solo, infatti, ci saranno le elezioni amministrative in molti comuni e in importanti capoluoghi di provincia, ma anche il voto sui referendum per la “giustizia giusta”. Ma di che si tratta? Vediamo in dettaglio.
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Referendum giustizia: l’inizio e la raccolta firme
Estate 2021. I Radicali, insieme ad altri componenti, danno vita al comitato promotore “Giustizia giusta”. Tra i promotori, al fianco del Partito Radicale, molti giovani: la Federazione dei Giovani Socialisti, la Federazione Giovanile Repubblicana, la Gioventù Liberale Italiana e altre. Anche partiti, come la Lega Nord, Forza Italia, Più Europa ed il Nuovo PSI di Caldoro. Molto attivo anche il famigerato fronte dei laici: il PSI di Nencini, Partito Repubblicano Italiano e Partito Liberale Italiano. Non mancano componenti civiche, come l’Unione delle Camere Penali e la Fondazione Craxi.
I quesiti erano sei. Si andava dalla modifica delle norme sul CSM alle norme sulla custodia cautelare. Ma si spaziava passando per la responsabilità diretta dei magistrati, per la valutazione equa dei magistrati e per la separazione delle carriere. Nodo particolare, la revisione della legge Severino.
La raccolta firme è stata fatta nello stesso periodo dei referendum per la legalizzazione di eutanasia e cannabis e per l’abolizione di caccia e pesca. La raccolta ha superato la fatidica soglia dei 500.000, finendo dinnanzi alla corte costituzionale. La Corte ne ha ammessi cinque su sei, che saranno votati il 12 giugno.
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Referendum giustizia: i protagonisti e la conoscenza del referendum
In prevalenza, i pareri sentiti mediaticamente di più sono stati quelli di Davigo, Gratteri, Di Matteo e Travaglio. Chirurgici i silenzi di Letta e Conte. Le voci poco sentite sono state quelle favorevoli: una su tutte, Gian Domenico Caiazza, dell’Unione delle Camere Penali. Passate sotto silenzio da giornali e tv molte dichiarazioni di leader politici favorevoli come Emma Bonino ed Enzo Maraio.
Più critiche che divulgazione, insomma, anche dall’informazione stessa. Secondo alcune stime, pare che oltre sette italiani su dieci non sappia che si vota un referendum. Otto su dieci, addirittura, non saprebbero quali siano i quesiti referendari che si voteranno.
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Referendum giustizia: i cinque quesiti del 12 giugno
L’abolizione del decreto Severino è il nodo principale. L’incandidabilità dei cosiddetti impresentabili è un nodo molto critico. Critiche particolari sull’abuso della misura accessoria dell’interdizione ai pubblici uffici. La misura, infatti, è prevista dall’ordinamento, e dovrebbe dipendere dal singolo caso la sua applicazione. La legge Severino, invece, impone un automatismo e una perpetuità insita, limitando anche diritti in realtà comunque acquisiti.
Un quesito interviene sulla separazione delle funzioni dei magistrati, limitando in maniera severa le cosiddette porte girevoli. Anche i consigli giudiziari sono colpiti da un quesito referendario. Il referendum, infatti, agisce rendendo i membri laici determinanti per le deliberazioni dei consigli direttivi della Corte di Cassazione e degli altri Consigli giudiziari. Infine, la scelta dei membri togati del CSM viene modificata da un quesito. L’elezione, infatti, non passerà più dalle necessità delle correnti, come chiarito da Palamara nel libro intervista scritto con Alessandro Sallusti.