Renzi governo Draghi – Nelle ultime settimane ha scricchiolato la maggioranza di governo. A tenere il banco diverse questioni: la riforma del catasto e giustizia le più spinose. Il governo sembra essere prossimo alla crisi. Reggerà? A parlarne è stato Matteo Renzi. Ma prima facciamo un breve resoconto.
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Renzi governo Draghi: come si è arrivati al 2022
Un centrodestra sempre più spaccato in tre, con Fratelli d’Italia fuori dal governo e sempre in ascesa mediatica, la Lega di Zaia e Giorgetti che vuole “moderarsi” e Forza Italia che, soprattutto con Mara Carfagna, vuole tornare ad essere protagonista. Nel centrosinistra giallorosso, Letta cerca di mantenere il PD egemone, con Conte e 5 stelle a fargli da stampella, tentando di incorporare quanti più partiti per fare blocco. In mezzo, tutto il nuovo “centrosinistra organico” che Renzi cerca di agglomerare. Un centrosinistra non soggetto al duopolio PD-5stelle. Un centrosinistra organico, laico e riformista, non conservatore, che comprenda le anime liberali, popolari, socialiste, repubblicane e autonomiste. Il dialogo tra Italia Viva, il PSI di Nencini, PRI, Udc, Movimento per le autonomie, Casini, Azione, +Europa e altri va avanti da mesi.
In questo scenario si colloca il governo Draghi, chiamato a guidare anzitutto la campagna di vaccinazione. Un fiore all’occhiello a livello europeo e internazionale. Un governo che ha rivisto il piano del Next Generation EU e ha iniziato a far ripartire l’economia del paese. Fino ad ora almeno. Negli scorsi mesi si erano fatti forti gli allarmi sui rincari di energia elettrica e gas, nonché sull’inflazione galoppante. Il senatore socialista Nencini da solo si è speso sul punto nell’aula di Palazzo Madama negli ultimi sette mesi. Altre critiche, sempre dai socialisti ma anche da Italia Viva e Sinistra Italiana sono arrivate all’alternanza scuola-lavoro in occasione delle morti sul lavoro.
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Renzi, governo Draghi: le mini-crisi
Altra tegola per il governo è la riforma del catasto: fideisticamente appoggiata dal PD e dal movimento 5 stelle, vede Forza Italia e Lega più recalcitranti. Il rischio, annotano, è quello di un innalzamento della pressione fiscale. Anche questo negato da palazzo Chigi. Tuttavia, in questi giorni è arrivata una tegola: la pressione fiscale in Italia nel 2021 è stata ai massimi storici. Toccherà dunque al governo abbatterla per rendere più vivibile l’Italia per famiglie e imprese.
Altri nodi la riforma della giustizia del ministro Cartabia, che non vede del tutto soddisfatti socialisti e Italia Viva, la (non) riforma della scuola di Bianchi eccetera. Con tutte queste micro-crisi, reggerà una maggioranza che sembra sgretolarsi?
Renzi governo Draghi: Verso il 2023 e oltre


Proprio in questi giorni, dopo l’intervista di Draghi rilasciata al Corriere della Sera, è Matteo Renzi a dimostrare fiducia nell’operaio dell’ex presidente della BCE: “la maggioranza reggerà fino al 2023; la credibilità di Draghi è il valore aggiunto dell’Italia in questa fase”. Credibile o meno, però, non mancano certamente i dissapori in maggioranza e dei distinguo sulle riforme del cosiddetto governo dei migliori. Che, se sono poi così “migliori”, dovrebbero partorire riforme non controverse. Ma l’ex sindaco di Firenze si spinge oltre: Draghi, secondo Renzi, potrebbe rimanere anche oltre il 2023.
Invece, proprio sui distinguo di contenuto, è Renzi che traccia la linea tra il “suo” centrosinistra e il centrodestra di governo. “La destra ha dubbi sul catasto, ma sta trovando un’intesa con Draghi. Sulla giustizia noi pensiamo che la riforma sia inutile. Non dannosa come lo era quella di Bonafede: semplicemente inutile. E dunque ci asteniamo”.
Passando poi sulla legge elettorale, nodo contraddittorio, Renzi rilancia il suo storico cavallo di battaglia: il sindaco d’Italia. “Voglio un sistema in cui decide il cittadino. E l’unico modo che conosco è quello che funziona per i sindaci: voti, scegli, eleggi. E per cinque anni l’eletto governa”.
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L’ex presidente del consiglio si esprime anche sulla politica estera. “Putin è colpevole di questa vicenda, è l’aggressore, ha fatto una scelta di cui pagheremo i danni, tutti, per generazioni. Punto. Chi lo giustifica sbaglia. Detto questo, Putin non è Hitler: non è un animale pazzo come affermano alcuni politici italiani”.
Non manca una steccata a Joe Biden: “Le esagerazioni verbali vanno bene al mercato, non nella politica estera”. E ancora “In questa vicenda i miei toni sono più simili a quelli di Macron che a quelli di Biden. L’Europa non può diventare spettatrice dello scontro tra Usa e Cina”. “Voglio un protagonismo europeo che aggiunga alle sanzioni e alle armi una iniziativa diplomatica”, conclude il senatore di Rignano sull’Arno.