“Non chiuderti troppo nell’idea della funzione – o potremmo dire, del lavoro – che svolgi, perché vorrebbe dire chiudersi in una prigione”, scriveva Osho. Niente di più vero e più illuminante quando si parla di reskilling e upskilling nella formazione. Due aspetti essenziali della forza lavoro del 21° secolo, che ancora troppo spesso vengono confusi e, soprattutto, sottovalutati. Il reskilling, che letteralmente significa “riqualificazione”, e l’”upskilling”, che invece indica il potenziamento delle competenze del lavoratore, sono processi essenzialmente diversi nell’ambito della formazione aziendale. Tuttavia, entrambi molto validi nel dare valore aggiunto alle aziende più moderne (e a quelle che vogliono diventarlo). Restare al passo con la digitalizzazione e progettare strategie d’impresa flessibili, che comprendano un nucleo operativo in grado di cambiare le carte in tavola all’improvviso e costantemente, è un requisito fondamentale per qualsiasi business che voglia considerarsi vincente.
Ti consigliamo come approfondimento – Elisabetta Franchi nuova polemica. Parlano i dipendenti: “Ci fece tornare dalle vacanze per un meeting”
Reskilling e upskilling: piccola panoramica all’italiana
Ti consigliamo come approfondimento – Bill Gates svela i trucchi per essere assunti: ecco come rispondere a un colloquio di lavoro
Cos’è il reskilling: definizione e esempi
Per fare un esempio pratico: con la pandemia molti negozi retail hanno dovuto chiudere per le varie restrizioni e chiusure applicate dai decreti Covid. È accaduto in parecchi casi che queste realtà abbiano deciso di allinearsi al processo di digitalizzazione, sfruttando le potenzialità della rete e della sua potenza anche “a distanza”. Sostanzialmente, hanno dovuto implementare un e-commerce per poter continuare l’attività di vendita online. Senza voler estremizzare troppo il fenomeno, ammettiamo che il negozio in questione abbia deciso di evolversi completamente in soluzione digitale, chiudendo dunque il punto vendita fisico. In questo caso, che fine hanno fatto i sales assistant che fino a pochi mesi prima passavano le ore in negozio, accompagnando e assistendo i clienti nelle varie operazioni di vendita? Con un adeguato processo di reskilling, si sono reinventati completamente in community manager, customer service specialist, social media manager, e chi più ne ha più ne metta.
In effetti sono dovuti venire a contatto con un ambiente lavorativo completamente diverso (un computer e una linea Internet). Hanno dovuto imparare ad utilizzare gli svariati strumenti digitali, familiarizzare con le piattaforme social, seguire i flussi degli ordini e il loro stato di avanzamento. Ecco, questo è il reskilling. L’innovazione e il cambiamento completo del lavoratore.
Ti consigliamo come approfondimento – Pensioni 2023: tutte le possibili soluzioni vagliate da Sindacati e Governo
I vantaggi del reskilling
- L’azienda può ridurre il processo di selezione del personale e puntare direttamente sulla propria forza lavoro. Il percorso di adattamento delle risorse umane sarà sicuramente più breve dell’assunzione ex novo;
- I dipendenti sono più soddisfatti nell’apprende competenze completamente nuove e poter scoprire nuove potenzialità che nemmeno pensavano di avere;
- Aumento della fidelizzazione del personale. Tutte le risorse investite per l’indottrinamento dei dipendenti potrebbero ridursi notevolmente. Se i dipendenti percepiscono che l’azienda investe su di loro, tenderanno spontaneamente a sentirsi legati alla propria realtà lavorativa;
- Miglioramento della reputation aziendale. Attualmente, chi punta sulla formazione dei propri dipendenti è visto di buon occhio sia dal personale che da enti esterni;
- Innovazione della cultura aziendale, che diventa dinamica, flessibile, capace di rispondere ai continui cambiamenti dell’ambiente circostante.
Cos’è l’upskilling: definizione ed esempi
Per fare un esempio pratico: pensiamo al settore della comunicazione, negli ultimi anni completamente trasformato dalla convergenza digitale. Soffermiamoci sul settore giornalistico. Ammettiamo che una testata online voglia aumentare il flusso di lettori rivoluzionando il proprio sito aziendale. In questo caso, il web journalist deve imparare ad usare un nuovo CMS per caricare gli articoli su un sito più efficiente. Sostanzialmente, il lavoro resta lo stesso: informare gli utenti su determinati fatti di cronaca, attualità, scienza e così via. Al contempo, è stato effettuato un processo di upskilling e dunque di aggiornamento delle competenze del redattore.
I vantaggi dell’upskilling
- Il personale acquisisce nuove skills, che molto probabilmente torneranno utili anche per esigenze aziendali future;
- Anche in questo caso, si abbassa di molto la necessità di assumere nuove risorse;
- I lavoratori tendono ad avere un morale alto. Si abbassa notevolmente il rischio di provocare fenomeni come l’alienazione, la mancanza di stimoli, la perdita di interesse;
- In via secondaria, l’azienda potrebbe attrarre nuovi talenti. I candidati sono più propensi ad avvicinarsi a realtà attente alla formazione e alla crescita dei propri dipendenti.
Differenza tra reskilling e upskilling nella formazione aziendale
- Se la mansione ricoperta dal lavoratore è ancora attuale e dunque l’azienda deve puntare al miglioramento delle attività svolte per quella specifica posizione, allora sicuramente si può optare per un processo di upskilling;
- Quando invece le competenze che la risorsa possiede non sono più utili per una rinnovata strategia aziendale, per eventuali cambiamenti di mercato, innovazioni disruptive e altro che comporti una vera e propria rivoluzione della mansione, allora si dovrà propendere per il reskilling.
A prescindere dal tipo di direzione che si voglia intraprendere, reskilling e upskilling nella formazione aziendale comportano grandi benefici: sia per l’azienda stessa; che per i dipendenti. Laddove si scelga di cristallizzare il lavoratore nel suo ruolo, fornendogli pochi strumenti – o, in molti casi, nessuno – per sviluppare nuove potenzialità; allora si decide deliberatamente di non stare al passo con il mindset professionale attuale. Ma non solo, si percorre una strada lenta, poco avvezza al cambiamento, sostanzialmente irrigidita nei tradizionali sistemi di configurazione della forza lavoro, che se funzionavano per la Ford dei primi anni del ‘900, oggi sono irrimediabilmente e irriducibilmente: obsoleti. Il mondo è cambiato. Il lavoro è cambiato e l’azienda deve, necessariamente, rispondere al cambiamento con il cambiamento stesso.