Roma picchia moglie ripetutamente nonostante la donna abbia la loro figlia in braccio. Riuscendo a scappare si rifugia in caserma. Qui scatta la denuncia contro l’uomo. Il compagno è stato allontanato dalla famiglia e posto in misura cautelare.
Roma picchia moglie: la figlia cantava per non sentirli
Le botte erano ad ogni ora del giorno, anche quando lei aveva la loro figlia di due anni in braccio. È quanto racconta la donna vittima di abusi alle Forze dell’Ordine dopo l’ennesima nottata di litigi e botte. Sono le storie di 3 anni di abusi ai danni della donna. Iniziati quando la coppia ha iniziato a convivere. Dalla violenza fisica tra cui capelli strappati, schiaffi, calci nonché lancio di utensili da cucina in faccia, gli abusi erano anche psicologici. La donna racconta di essere ripetutamente insultata. “Sei un cane, non meriti di stare in casa e non meriti nemmeno le chiavi”. Più volte l’avrebbe minacciata lasciandola fuori all’uscio di casa anche per tutta la notte. Non si fermava neanche quando la donna aveva la figlia in braccio. La piccola veniva più volte nascosta in camera dove cantava a squarciagola pur di non sentire le urla.
Roma picchia moglie: la corsa in caserma nella notte
Dopo l’ennesimo litigio finito con il massacro di botte, la donna decide di reagire e con la bimba in braccio scappa da casa nella notte. Si reca nel commissariato di San Basilio. Qui accolta dagli agenti racconta in lacrime gli anni di abusi. Subito sono state aperte le indagini per maltrattamento e l’uomo è stato fermato. Il tribunale in seguito al quadro allarmante descritto ha vietato all’uomo di avvicinarsi alla donna e alla figlia. Nelle ore successive è stata convalidata la misura cautelare all’uomo a cui è stato applicato un braccialetto elettronico per la geolocalizzazione.
Sul web l’ennesima notizia di maltrattamento domestico viene prontamente commentata. Solidarietà per la donna e per la figlia di soli due anni che ha dovuto osservare impotente il supplizio della madre negli anni. La misura cautelare è stata criticata come una forma punitiva non sufficiente. “Certo!!lasciatelo libero, giusto il tempo di organizzare il prossimo agguato!!!ma si vuole capire o no, che certi esseri devono essere sbattuti in galera, senza perdere un minuto?a volte, anche un minuto è troppo!”