Far ridere non è una pratica cosi banale come si potrebbe pensare. Dov’è il confine tra ironia e offesa, tra comicità e buffonaggine, tra satira e cattiveria? Si tratta di una linea sottilissima, molto facile da attraversare soprattutto quando si parla di satira politica. Sono tanti i vignettisti, le pagine web e gli show che si dedicano a sviscerare in chiave ironica gli aspetti più “grotteschi” di politica e politici. Spesso sono ben voluti e apprezzati, strappando un sorriso al grande pubblico. Tuttavia, possono anche risultare offensivi.
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Satira politica o stereotipo?


Messaggi e vignette possono assumere un tono denigratorio, con paragoni svilenti, di cattivo gusto e sessisti. Molto spesso, infatti, i bersagli preferiti sono le donne. La loro partecipazione in politica – come in molti altri ambiti lavorativi – viene derisa, con accostamenti molto infelici. Stereotipi di genere e allusioni sessuali sono all’ordine del giorno.
Esiste un’importante differenza tra una vignetta satirica che fa riflettere e un’immagine che mortifica una persona. In questo ultimo caso, infatti, si svilisce la sua professionalità e il suo ruolo. È paradossale, oltre che profondamente ingiusto, che i meriti di una donna, il suo lavoro (soprattutto se ricopre cariche pubbliche o ruoli di prestigio) e la sua personalità siano ridicolizzati, condannandola a una gogna mediatica senza pietà. Una desunta somiglianza, una dichiarazione decontestualizzata, uno scatto o un’opinione non condivisa diventano motivo di scherno. Gli esempi, purtroppo, sono numerosissimi.
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Vignette virali


Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina sembra essere il bersaglio “preferito” di molti. Oltre a essere stata oggetto di critiche per la questione scuola durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, è spesso protagonista di meme e commenti al vetriolo. In più occasioni, ad esempio, la ministra è stata paragonata ad attrici del mondo del porno. L’accostamento era suggerito ora in base a una presunta somiglianza fisica, ora con giochi di parole allusivi. Si è fatto riferimento a orali (di maturità), membri (di commissione) e ogni altro termine che potesse suscitare ambiguità e ilarità.
Prima di lei altre colleghe hanno subito lo stesso denigrante trattamento. Tra fotomontaggi e fumetti, sono diventate protagoniste di meme oltremodo offensivi. Secondo queste immagini, infatti, le loro capacità e la natura della loro nomina o avanzamento di carriera deriverebbero da favori e prodezze sessuali, suggerite in maniera volgare e profondamente sessista. Come la ministra, anche Mara Carfagna (che è stata politica ed ex modella) e la sindaca di Roma Virginia Raggi.


Laura Boldrini, molto attiva sui social e sul campo, è continuamente vessata da commenti ingiuriosi e di cattivo gusto. Anche la candidata a sindaco di Pomigliano d’Arco Elvira Romano non è stata risparmiata. Si è molto ironizzato sul colore rosa e il font scelti per la sua campagna, oscurando in parte il reale valore della sua partecipazione politica.
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La satira politica: nessuna è salva


Anche le caratteristiche fisiche sono motivo di ilarità. Professioniste e personaggi pubblici femminili sono state derise per il colore della pelle (come la politica di origini congolese Cécile Kyeng) o per non essere conformi ai moderni e standardizzati canoni di bellezza. Esempi concreti sono la cancelliera tedesca Angela Merkel o l’italiana Rosi Bindi, frequentemente ridicolizzate perché “poco avvenenti”. Insomma, essere troppo belle o “troppo poco” è comunque una colpa.
La Regina Elisabetta ha ispirato meme e pagine facebook che sbeffeggiano la sua longevità (a discapito dei suoi eredi al trono) e la sua presunta severità. Non sono mancate critiche ammiccanti anche verso le altre donne di casa Windsor, dall’intramontabile figura di Lady D alle più giovani Megan e Kate. Il loro operato è stato di continuo oscurato da pettegolezzi e insinuazioni di dubbio gusto.
Insomma, la satira politica poggia sul delicato confine tra libertà di opinione e contenuto offensivo, troppo spesso superato. Ancora una volta le “vittime” preferite sono le donne, pubblicamente derise e penalizzate.