Savoy Ballroom: l’omaggio di Google allo swing che fa impazzire il web

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fonte: screen alla homepage di Google

Spesso ci capita di aprire la pagine di Google e trovare uno dei suoi coloratissimi e fantasiosi doodle. Questi sono immagini o animazioni che celebrano una ricorrenza, un personaggio storico o un fatto, informando l’internauta con notizie e curiosità. Capita anche che si tratti di un gioco, come oggi. L’odierno doodle è infatti dedicato al Savoy Ballroom e allo swing e sta facendo divertire tutti! 

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Savoy Ballroom: un doodle a tutto swing

savory ballroom
fonte: screen alla homepage di Google

Il doodle di oggi è dedicato allo swing. Accedendo alla homepage di Google e cliccando sull’immagine, si darà inizio al gioco. Le istruzioni sono molto semplici, basterà seguire la sequenza indicata sullo schermo, cliccando a tempo i tasti J, K, F, D della tastiera. Sono possibili due modalità di gioco: con uno o due giocatori. Seguendo correttamente la sequenza, i ballerini continueranno a danzare sulle note di celebri canzoni. Le prove sono 3 e la difficoltà aumenta gradualmente.

Il primo brano è Let’s Call the Whole Thing Offdi Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald. Una nota spiega che il Savoy Ballroom era una leggendaria sala da ballo, anche nota come The home of happy feet (la casa dei piedi felici). 

Si prosegue con “Solid as a Rock” di Ella Fitzgerald. La seconda nota spiega che la sala fu aperta nel 1926 ad Harlem, a New York. 

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Savoy Ballroom: ballo e libertà

savoy ballroomIl terzo livello è sulle note di “Bei Mir List Du Schoen” cantata da Janis Siegel. L’ultima nota racconta che il locale era uno dei pochi posti a consentire l’ingresso a persone di ogni gruppo etnico. 

Il doodle non è, quindi, solo un omaggio alla musica e alla danza. Il Savoy Ballroom era un locale aperto a tutti, senza alcuna discriminazione. Un aspetto per nulla scontato considerando che nacque all’inizio del XX secolo. Ha rappresentato un tassello molto importante della cultura del Paese, in un’epoca di episodi di discriminazione che, purtroppo, sembra non essere del tutto terminata. 

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