Scuola dati contagio parlano chiaro. La scuola non è luogo di diffusione del contagio. A sottolinearlo anche una sentenza del Tar Lazio di alcuni giorni fa. La sentenza dà ragione ai genitori no dad. Si attesta come risposta alla domanda cautelare presentata dal comitato “A Scuola!”. A far pressione sulla decisione finale anche i dati di diversi studi scientifici che sembrano concordare sull’assenza di evidenze scientifiche che leghino scuola e contagi.
La sentenza del Tribunale ha contribuito alla decisione del governo di riaprire le scuole. Il Tar ha giustificato la propria decisione con i dati di diverse ricerche scientifiche. “Non esistono evidenze scientifiche solide e incontrovertibili circa il fatto che il contagio avvenuto in classe influisca sull’andamento generale del contagio. Che l’aumento del contagio tra i soggetti in età scolastica sia legato all’apertura delle scuole. Che la cosiddetta variante inglese si diffonda maggiormente nelle sole fasce d’età scolastiche. Che le diverse varianti circolanti nel Paese siano resistenti ai vaccini in uso in Italia.” Il Tar si pone quindi contro le direttive dell’ultimo Dpcm. In vigore dal 2 marzo aveva predisposto la chiusure delle scuole in zona rossa.
Nella sentenza si fa riferimento agli innumerevoli dati scientifici a difesa della riaperture delle scuole. “Hanno prodotto, a sostegno del ricorso, svariati studi scientifici. Pubblicati da prestigiose riviste mediche. Report sui dati di contagio in ambito scolastico rilevati in Toscana ed in Sicilia. Nonché relazioni scientifiche, rilasciate da esperti in epidemiologia, in biomedica e in biostatistica.” A questa si aggiunge una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet – Regional health Europe. La ricerca affronta il ruolo della scuola nel processo di contagio della seconda ondata. I risultati sono frutto di un incrocio dei dati ministeriali, di quelli delle Ats regionali e della protezione civile. Non viene identificata una correlazione significativa tra diffusione dei contagi e lezioni in presenza. Il campione copre il 97% delle scuole italiane. L’analisi si è sviluppata su un campione di 7,3 mln di studenti e 770.000 insegnanti.
Nel suo ultimo discorso in Senato il premier Draghi aveva dichiarato che la riapertura della scuola aveva la priorità. “Se la situazione epidemiologica lo consentirà, la scuola aprirà in primis. Anche nelle zone rosse. Cominceremo a riaprire le scuole primarie e la scuola dell’infanzia. Anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni.” È in fase di preparazione un nuovo decreto. Questo consentirà la riapertura fino alla prima media e Per le regioni arancioni, anche per le scuole superiori.