Smart working Green Pass, le due novità pandemiche sempre più a braccetto. Questo quello che si evince nella bozza che il Governo ha in serbo per il 15 ottobre. Su osservazione di Brunetta e Speranza, rispettivamente ministri della Pubblica amministrazione e della Salute. L’obbligo di certificato si dovrebbe quindi estendere a tutti i lavoratori in smart working. Una misura che andrebbe a riguardare dipendenti sia pubblici che privati.
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Smart working Green Pass: perché il certificato verde sarà obbligatorio

Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, e Roberto Speranza, ministro della Salute, dettano le linee. Lo fanno in vista del 15 ottobre con uno sguardo alla situazione attuale. L’obbiettivo dei due ministri è quello di evitare che vi siano dei “furbetti” tra i dipendenti. Motivo per cui c’è l’intenzione di estendere l’obbligo di Green Pass a tutti i dipendenti, pubblici e privati, in smart working. Quest’ultimi saranno comunque tenuti ad esibirlo (anche virtualmente) per poter lavorare. Inoltre all’interno della bozza sono presenti anche indicazioni su come effettuare i controlli. Tutto però sarà reso noto, in maniera ufficiale dal Governo, soltanto il 15 ottobre.
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Smart working Green Pass: cosa rischia chi non ha il certificato verde
Il rischio di lavorare in smart working senza Green Pass è lo stesso dei dipendenti che lavorano in ufficio. Di fatto il dipendente sarà considerato assente ingiustificato con conseguente sospensione dello stipendio per quei giorni lavorativi. Stesso discorso per i contributi pensionistici ed i giorni di anzianità. I controlli potranno essere seguiti tramite tornelli o tramite app. Quest’ultima eseguirà una verifica a campione giornaliera pari (almeno) al 30%. Sarà inoltre obbligatorio il certificato anche per i visitatori, ciò le “autorità” che si recheranno nel posto. L’eccezione alla regola la fanno gli utenti, ovvero coloro che richiedono l’erogazione di un servizio.