Sin dall’inizio della guerra in tanti sono morti. A Kiev chi cercava di scappare dal conflitto trovava spesso la morte. La piccola Pollina, uccisa a inizio conflitto, è diventata il simbolo di ciò che sta facendo la guerra. Lei, quel maledetto 25 febbraio, trovò la morte con papà, mamma e fratellino. Solo la sorella ha avuto una storia diversa.
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Sopravvissuta strage Kiev: la storia di Sofia
Era in macchina con tutta la famiglia quando è iniziato uno scontro a fuoco. I proiettili vagavano da una parte all’altra, e la macchina fu coinvolta. Pollina muore uccisa dalla barbarie umana insieme alla madre, al padre e al fratellino piccolo.
A salvarsi da quel conflitto, a scampare dalla morte, solo la sorella più grande. Sofia, di tredici anni.
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Sopravvissuta strage Kiev: il viaggio in Italia
Le condizioni cliniche erano delle peggiori. Al san Raffaele non sembravano esserci molte speranze. La diagnosi fatta a Roma ha lasciato distrutta e senza speranza nonna Svetlana, che l’aveva accompagnata lì, il 4 marzo scorso. Tetraparesi.
Debolezza cronica agli arti, possibilità di movimento pressoché nulla, incapacità a controllare i movimenti, paralisi di parte degli arti. Chiunque avrebbe mollato. Ma Sofia e i medici del San Raffaele di Roma non hanno mollato. E dopo tre mesi infernali, Sofia è tornata a camminare.
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Sopravvissuta strage Kiev: un “lieto fine”?
Il dottor Paolo Maria Rossini è stato chiaro su questo. Ha dichiarato a La Stampa, inoltre, che “il suo sistema nervoso è stato capace di riorganizzarsi, grazie al fatto che era rimasto intatto qualcosa del midollo e grazie alla giovane età”.
Secondo i medici, Sofia ora è in fase di remissione, avendo iniziato a camminare. È nella giusta strada per la riabilitazione quasi completa. Un po’ di dolce in un mare di amaro. Si può parlare di “lieto fine”? Sofia è in piedi, pronta a camminare di nuovo invece di esser morta. Ma porta con sé il dolore della morte dei suoi genitori, della sorellina e del fratellino. Insomma: uno sprazzo di bene nell’immenso male causato dalla guerra.