Svizzera apre gli impianti all’Italia, ma Ginevra è focolaio Covid

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L’Europa torna a dividersi: opinioni contrarie sull’apertura degli impianti sciistici. La Svizzera, favorevole, apre la stagione e invita gli italiani, fiancheggiata anche dall’Austria. L’OMS dichiara Ginevra come focolaio europeo del CoronavirusFrancia e Italia fronte unito con la Germania. La cancelliera Merkel chiede di non vanificare gli sforzi e rimandare le aperture al 10 gennaio.

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Svizzera sugli sci, ma con la mascherina

SvizzeraDiversi Paesi europei si stanno interrogando sulla possibilità di riaprire le stazioni sciistiche. La pandemia da Coronavirus continua a piegare la sanità globale: il numero globale dei positivi e dei decessi resta alto.
Per una volta la Svizzera non resta neutrale e parte all’attacco: al via la stagione degli sci. 
Il governo si dice fiducioso e prepara il suo piano. Più di 7000 chilometri di piste e 2000 impianti di risalita. Il distanziamento sarà obbligatorio, sulle funivie si entrerà a scaglioni. Divieto di assembramenti e di code. La mascherina? Ovunque: ristoranti, parcheggi, anche sugli sci.
Da Saint Moritz, Cantone dei Grigioni, arriva l’invito agli italiani: una Svizzera ospitale che garantisce sconti su hotel, nolo attrezzature e materiale. Diminuzioni sensibili in base alla permanenza. Frontiere aperte, probabilmente solo una quarantena al rientro. Si annuncia un paradiso vacanziero, mentre Ginevra (secondo le parole di Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms e membro del Cts) è considerabile un inferno: il focolaio d’Europa. 

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L’Austria fiancheggia la Svizzera e dimentica Ischgl

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La Svizzera preoccupa nella sua incoscienza, nella sua negazione. I dati parlano chiaro: su 8 milioni e mezzo di abitanti, sono più di 5000 i positivi. Le terapie intensive sono piene e la sanità al tracollo. File di ambulanze in attesa di entrare negli ospedali. Una situazione a dir poco agghiacciante e lo sguardo viene spostato al marketing: piste di neve artificiale, sugli sci si corre più veloci del virus.
Il consigliere federale, Alain Berset, denuncia che la pandemia non sta crescendo. Arriva il sostegno dell’Austria. Il ministro delle finanze austriaco, Gernot Blümel, guarda al Natale, chiudere le stazioni sci significherebbe perdere 2 miliardi di euro, l’UE dovrebbe risarcire. Forse l’Austria dimentica Ischgl. L’anno scorso “l’Ibiza delle Alpi” fu considerata tra i principali focolai: la località sciistica generò una propagazione infettiva che colpì 45 paesi in tutto il mondo. Oggi, è in corso una class action che costerà all’Austria milioni di euro.

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Europa divisa: il braccio di ferro tra le nazioni

SvizzeraUn fronte di difesa è rappresentato dalla Germania, Italia e Francia. Un’intesa che vuole continuare a tenere alto il livello di guardia. La cancelliera Angela Merkel, appoggiata dal premier Conte e dal presidente Macron, chiede il rinvio delle aperture: 10 gennaio. Evitare quanto è accaduto questa estate. Questa la prerogativa. Conte punta alla cooperazione: aprire solo alcuni impianti vorrebbe significare concorrenza sleale e migrazione di turisti senza controllo. Bruxelles, tuttavia, se ne lava le mani. Il portavoce della commissione europea Eric Mamer afferma che, fatte le opportune raccomandazioni sanitarie, la decisione potrebbe spettare ai singoli Paesi. La Francia valuterà la propria posizione nelle prossime settimane, frange intere dubitano della chiusura.
Un Natale che si annuncia controverso: ristoranti, clero, sci, magari anche le discoteche a Capodanno. Il mondo pretende la normalità, mentre la vita è ancora a rischio. Forse è il caso di fare un passo indietro, prima che sia l’ultimo.