Taglio pensioni dal 2021: i cittadini pagano (ancora) la crisi post Covid?

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taglio pensioni

In Italia, a partire dal 1° gennaio 2021, arriverà il taglio pensioni. A pagare gli effetti del Coronavirus sono, ancora una volta, i cittadini. La novità riguarda coloro che andranno in pensione all’inizio del prossimo anno. Un decreto del Ministero del Lavoro, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 1° giugno 2020, stabilisce una modifica dei coefficienti di trasformazione per il biennio 2021-2022. Ciò significa che i prossimi pensionati vedranno dei tagli, seppur minimi, sulla propria quota contributiva.

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Taglio pensioni: chi ne subirà gli effetti?

Taglio PensioniCon l’inizio del 2021, le quote contributive subiranno delle variazioni. Le modifiche sono state apportate sui coefficienti utili per calcolare la pensione. Tali coefficienti, per il biennio 2021/2022, sono stati abbassati. Si tratta di elementi numerici che incidono sui contributi accumulati dai lavoratori e che permettono il calcolo del saldo pensionistico.

Questi elementi variano anche in base all’età del contribuente. Infatti, più tardi si farà domanda di pensione, più grande sarà la cifra che spetterà al pensionato. Il Sole 24 Ore ha effettuato alcune stime sulle percentuali utilizzate negli ultimi anni:

  • Un pensionato di 57 anni ha usufruito di un coefficiente del 4,20%;
  • Un pensionato di 71 anni, invece, ha usufruito di un coefficiente pari al 6,513%.

Dal 2021, invece, i coefficienti sono diventati, rispettivamente, del 4,186% (-0,33%) e del 6,466% (-0,72%). Parliamo di lievi ribassi che tuttavia incidono in maniera importante sulla vita dei cittadini. Il taglio pensioni, infatti, rientra tra le discussioni più accese e ricorrenti tra gli italiani.

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Taglio pensioni: le cause

Taglio PensioniLa crisi economica dovuta all’emergenza Covid-19 ha colpito ogni ambito della nostra quotidianità, compreso il settore pensioni. Tuttavia, analizzando la questione nel dettaglio, emerge che vi sono anche altre cause che determinano il taglio pensioni:

  • Il calo del PIL del 10%, causato dalla pandemia;
  • I coefficienti di trasformazione che impongono un maggiore importo solo a coloro che presentano domanda di pensione il più tardi possibile;
  • L’innalzamento dell’aspettativa di vita, che ha allontanato la soglia minima della pensione.

Inoltre, sulle spalle dei contribuenti grava anche la vecchia riforma Dini per le pensioni. Quest’ultima basa i calcoli del tasso di capitalizzazione sul PIL degli ultimi cinque anni. Ne consegue che, a causa del PIL in ribasso del 2020, la riforma Dini andrà ancora una volta contro i prossimi pensionati.

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Oltre il taglio pensioni

Taglio PensioniI cittadini si sono ritrovati non solo a dover incassare gli effetti di un ribasso ma anche ad affrontare errori da parte dell’INPS. Si stima che, tra gennaio e febbraio, l’ente abbia inviato circa centomila assegni sbagliati. Molti contribuenti si sono ritrovati con tagli gravosi sulla pensione a fine mese. Altri, al contrario, hanno ritrovato il proprio conto esageratamente maggiorato.

I cittadini che riscontrassero anomalie sul proprio conto, sono tenuti a comunicare la variazione sia all’INPS che all’Agenzia delle Entrate. Se la segnalazione non viene effettuata, specialmente in caso di un importo ambiguo maggiorato, l’Ente previdenziale è legittimato a richiederne la restituzione.

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