In questi giorni sta tenendo banco una questione piuttosto delicata: la circolazione, su Telegram e WhatsApp, di immagini e video rubati da profili privati e condivisi dagli utenti delle app. Tra le vittime, tutte ignare, anche molte minorenni. Ma pare che le grane per le famose piattaforme di messaggistica istantanea non siano finite. Oltre alla condivisione illegale di materiale pornografico su Telegram, recentemente si è scoperta la diffusione illecita di alcune testate giornalistiche sulla stessa piattaforma e su WhatsApp. La denuncia arriva dalla Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG). In una condizione di emergenza sanitaria come quella che stiamo attraversando, con l’incremento di queste azioni di pirateria, il settore della stampa rischia definitivamente il collasso.
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La richiesta degli editori contro WhatsApp e Telegram
Un intero settore a rischio
Quindi crescono gli utenti dei social, aumentano le notizie (non tutte verificate) e cresce anche la pirateria. Le perdite dovute a questo fenomeno sarebbero colossali. La FIEG ha provato a fare una stima e ammonterebbero, secondo alcune ipotesi, a circa 670.000 euro al giorno, ovvero 250 milioni di euro all’anno. I danni riguarderebbero tutti i lavoratori della filiera editoriale: editori, giornalisti, poligrafici ed edicolanti.
Attraverso un comunicato, gli editori chiedono: “Un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram (alla data del comunicato, non si era ancora scoperto l’ulteriore coinvolgimento di WhatsApp ndr) sulla base dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto”.Â