Al vaglio della Commissione Cultura e Istruzione alla Camera, la proposta di abolizione del test d’ingresso per le facoltà di medicina. Gli obiettivi della proposta sono:
- Eliminare definitivamente il numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari;
- Evitare i numerosi ricorsi che i non idonei avanzano al Tar.
La normativa, che potrebbe entrare in vigore già dal 2020, prevede molte novità.
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Addio al test, cosa prevede la proposta di legge:
Il corso ha la durata di 100 ore con ottenimento di un attestato di partecipazione grazie a dei moduli di autovalutazione. In seguito, lo studente accede al primo anno di medicina: un anno di teoria, così da evitare il sovraffollamento dei laboratori e i disagi conseguenti. Queste lezioni teoriche saranno tutte dell’area medica. A fine corso, ci sarà un ulteriore test per l’accesso al secondo anno.
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Abolito il test d’ingresso, la selezione è al secondo anno
- Chiunque abbia ottenuto un voto minimo entra sicuramente in una delle facoltà del ramo medicina;
- Il primo classificato accede alla facoltà indicata come prima scelta.
- Man mano che si esauriscono i posti, i candidati vengono scalati alle altre facoltà selezionate.
Altre novità tocca le specializzazioni. “Prevediamo due o tre test di accesso all’anno” ha sottolineato Tuzi. Un’ottima notizia dato che attualmente vi è un’unica data annuale, il che provoca lunghe attese e affollamenti di adesioni. In definitiva, l’università mantiene la regia della formazione che si migliora coinvolgendo gli ospedali del territorio in grado di mantenere gli standard qualitativi. Inoltre, gli ultimi due anni della specializzazione diventano ibridi:
- Gli specializzandi avranno contratti di formazione e lavoro a carico delle Regioni;
- Saranno garantiti i diritti e tutele per il lavoro degli specializzandi, sempre sotto la supervisione del tutor;
- I fondi risparmiati dal Ministero andranno a finanziare nuove e ulteriori borse.