Torino capo polizia libica scarcerato: Najeem Osema Almasri Habish, capo della Polizia Giudiziaria libica, è tornato a Tripoli dopo essere stato arrestato a Torino per crimini di guerra. La sua liberazione, avvenuta per un “cavillo procedurale”, ha suscitato forti critiche e preoccupazioni riguardo ai diritti umani e alla giustizia internazionale in Italia.
Torino capo polizia libica scarcerato e rimpatriato
Una grande festa e fuochi d’artificio illuminano il cielo sopra Tripoli. È il 21 gennaio 2025, ore 21.42. Najeem Osema Almasri Habish, capo della Polizia Giudiziaria libica, è tornato a casa. Accusato di torture e violazioni dei diritti umani, Almasri è al centro di una controversia internazionale. Arrestato a Torino su ordine della Corte Penale Internazionale (CPI), il suo ritorno suscita sconcerto. La CPI lo accusa di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Il mandato di cattura è stato emesso il 18 gennaio, mentre Almasri assisteva alla partita Juventus-Milan. Dopo l’arresto, un “cavillo procedurale” ha portato alla sua liberazione. La polizia non ha informato il ministero della Giustizia nei termini richiesti. Il 21 gennaio, dopo tre giorni di detenzione, il ministero emette una comunicazione sulla valutazione della situazione di Almasri. Tuttavia, il procuratore generale di Roma dichiara l’arresto non valido.
Torino capo polizia libica scarcerato: non valida la detenzione
Nonostante la gravità delle accuse, la Corte d’Appello di Roma ha dichiarato non valida la detenzione di Almasri. Di conseguenza, ha ordinato la sua liberazione immediata. L’uomo è quindi potuto tornare al suo “lavoro” a Tripoli. Questo avviene lontano dalle aule di giustizia della Corte dell’Aia. La decisione della Corte ha suscitato forti preoccupazioni. Ci si interroga sulla mancata consegna del ricercato alle autorità internazionali. Le associazioni per i diritti umani hanno espresso indignazione di fronte a questa situazione. La liberazione di Almasri evidenzia le lacune nel sistema giuridico italiano. La mancanza di un’adeguata cooperazione con la CPI mette in discussione l’impegno dell’Italia per i diritti umani. Questo caso ha anche ripercussioni sulla reputazione internazionale del Paese. L’attenzione è ora rivolta alle azioni future del governo italiano riguardo ai crimini di guerra.
Torino capo polizia libica scarcerato: indignazione delle istituzioni
Le istituzioni italiane sono state duramente criticate per la gestione del caso Almasri. Il silenzio del governo ha alimentato sospetti e indignazione. Le associazioni per i diritti umani hanno espresso forte preoccupazione. Il ministro Carlo Nordio è stato l’unico a esprimersi ufficialmente sulla questione. Questa situazione ha creato imbarazzo per le autorità italiane, che sembrano mancare di trasparenza. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha chiesto chiarimenti al governo. Ha sottolineato che, invece di consegnare Almasri alla CPI, è stato rimandato in Libia. Matteo Orfini ha aggiunto che Almasri è centrale nel sistema di gestione dei flussi migratori verso l’Europa. Nicola Fratoianni ha annunciato un’interrogazione parlamentare per chiarire la presenza di Almasri in Italia. Angelo Bonelli ha criticato il governo per la sua incapacità di affrontare i trafficanti. Riccardo Magi ha definito grave la liberazione di Almasri, mentre Matteo Renzi ha chiesto conto a Nordio.