È morta Gianna la contrabbandiera, la storica trans di Napoli: a lei Pino Daniele aveva dedicato una canzone

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trans Napoli
Foto a cura di Coicomics

Trans Napoli morta: è di poco fa la notizia che Gianna la contrabbandiera, figura mitologica del centro storico napoletano, si è spenta oggi, venerdì 3 giugno. Per chiunque frequentasse la movida di piazza Bellini e dintorni, Gianna era una compagnia quasi inevitabile, silenziosa, ma sempre presente. A lei Pino Daniele dedicò la canzone, piuttosto all’avanguardia per i tempi, “Chillo è nu buono guaglione”.

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Trans Napoli se n’è andata: chi era davvero?

trans NapoliLa trans Napoli, occhi tristi, capelli biondi lunghi e trascurati, fisico smilzo e curvo, la si riconosceva da lontano per la sua voce e il suo classico ritornello: “Sigarette, cartine, bu*chì“. Con l’arte del contrabbando, seppur illegale, Gianna si guadagnava il suo pane quotidiano, e la simpatia di tutti. A volte, nei piccoli momenti di “pausa”, raccontava storie del passato, e ricordava spesso di essere la protagonista del celebre brano di Pino Daniele, lui stesso nato e cresciuto negli stretti vicoli del centro storico di Napoli.

Gianna, al tempo “Gianni”, era figlia di un maresciallo. Suo padre, probabilmente poco predisposto ad assecondare il cambiamento di genere di suo figlio, gli procurò spesso dei problemi e addirittura ne ordinò l’arresto. Ma questa non fu l’ultima volta che finì in galera: spirito libero, attivista e prostituta, fu tra le prime a Napoli a lottare per i diritti degli omosessuali, dei transessuali, delle lesbiche. Seppur sempre fedele alle sue idee, Gianna aveva uno spirito piuttosto critico per i gay dei tempi attuali, e spesso farneticava: “‘E ricchiun ‘e mo’ nun teneno ‘e ‘ppalle’“.

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I messaggi di cordoglio

quartieri Napoli; trans napoliSeppur si aggirava sempre sola per i vicoli di Napoli, in realtà Gianna era entrata nel cuore di tutti. Oggi, tanti i messaggi di cordoglio sui social, che ricordano la trans Napoli che comprava le sigarette e le rivendeva a un piccolo sovrapprezzo, per mantenersi in quella vita difficile che le era capitata.

Così la ricorda Lucilla Parlato, giornalista napoletana molto attiva sul territorio: “Era una “invisibile” più visibile di altri. Perché Giannina vendeva sigarette di contrabbando, di notte, nel centro storico di Napoli. Lo faceva girando con la sua borsa piena di Marlboro e Camel, cartine, filtri…Lanciando il suo richiamo, tra piazza Bellini e San Domenico, senza nemmeno urlare. La conoscevano tutti. E tutti la aspettavano. Priva di garbo, sgraziata, a volte addirittura villana…La si perdonava perché era Giannina e anche perché era la salvezza per qualsiasi fumatore. Ma soprattutto perché quella sua figura segaligna, aspra, i suoi improbabili look, la sua essenza rude, ti parlavano di dolore e di verità. Perché Giannina era così, reale. E qualche volta si era fermata con qualcuno più empatico a raccontare la sua vita…Perché ne aveva passate tante…”.

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Gianna non era un simbolo…

basilica della pietrasanta, trans napoli
Foto da Wikipedia

E continua, rammaricata, Lucilla Parlato: “Eppure lei non è mai diventata un simbolo. A lei non hanno dedicato mai nulla di significativo.. Né un pastore né una foto “rappresentativa” tra i tanti ritratti di chi ama raccontare i volti di Napoli e tanto meno un racconto. Giannina stava male, da qualche mese era stata in ospedale, e non scendeva al centro quasi più. Ora che non c’è più, tanti la ricorderanno e tanti se ne dispiaceranno. Altri non ci faranno nemmeno caso, invisibile appunto…Eppure Napoli perde certamente una sua icona inconsapevole. E questo è un addio amaro, come sono amari certi addii…Ciao Giannina. Vogliamo ricordarti così, come ti disegnò coicomics in occasione del Pride Napoli di due anni fa”.