Vende pezzi di cadaveri, spedendoli per posta. È stata un’addetta alle pompe funebri a rendersi protagonista di una vicenda tanto macabra. In origine, alcuni di questi corpi erano stati donati alla scuola di medicina dell’Università dell’Arkansas. Erano destinati alla cremazione, ma la donna 36enne ha iniziato a venderli attraverso i social network. L’addetta è stata così rintracciata e poi arrestata dopo una lunga inchiesta federale.
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Vende pezzi di cadaveri e li rivende sui social: un ricavo di quasi 11mila dollari
Vende pezzi di cadaveri dopo i funerali e li rivende sui social. La macabra notizia è arrivata da Litte Rock, Arkansas, negli Stati Uniti d’America. Una donna, addetta al servizio di pompe funebri privato, avrebbe dovuto occuparsi della cremazione di alcuni cadaveri. Questi ultimi, infatti, erano stati precedentemente donati alla scuola di medicina dell’Università dell’Arkansas. L’addetta al servizio, tuttavia, ha venduto dozzine di parti di cadaveri. Li vendeva tramite social network per poter arrotondare il proprio stipendio. Dopo aver concordato il prezzo, la 36enne impacchettava i pezzi e li spediva tramite servizio postale.
Ad incastrare la donna è stata una lunga lista di prove, tra messaggi, spedizioni e pagamenti, raccolte dai federali. Il tutto sarebbe avvenuto in un periodo lungo nove mesi, dall’ottobre 2021 a luglio 2022. La colpevole, con ben 16 transazioni diverse, avrebbe incassato quasi 11mila dollari e avrebbe usufruito del servizio postale degli Stati Uniti d’America. Gran parte delle transazioni ricevute provenivano da un uomo della Pennsylvania, già arrestato e condannato lo scorso anno.
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Vende pezzi di cadaveri: messaggi macabri per lo scambio sui social
Agli acquirenti ha offerto “un cervello completamente intatto e imbalsamato”, ma non solo. Nella lista vi erano anche cuori, genitali, polmoni e pelle. Avrebbe rivenduto anche i resti di un feto a prezzo scontato in quanto “non è in gran forma”.
Al momento dell’apertura delle indagini, i proprietari del crematorio sono stati subito informati e hanno immediatamente licenziato la dipendente, collaborando con i federali.