Da 10 anni, la sonda spaziale Kepler ha lo scopo di scovare e tracciare la presenza di pianeti simili al nostro. In orbita attorno alle altre stelle, sono stati fotografati altri corpi celesti simili alla Terra. Addirittura è stato riscontrato che nella Via Lattea ci sono più pianeti che stelle. Ma saranno abitabili?
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La Via Lattea è una continua fonte di sorprese
Dopo l’invio degli ultimi dati, gli scienziati continuano a fare nuove scoperte tra cui i 18 piccoli mondi. Questi pianeti hanno dimensioni simili a quelle della Terra e uno in particolare potrebbe essere abitabile. Ciò sarebbe possibile perché quest’ultimo orbita attorno a una nana rossa raggiungendo una temperatura che consente la presenza di acqua liquida.
Conclusasi la missione, giunge il report definitivo. Dall’inizio della sua attività, nella Via Lattea, Kepler ha registrato 2.300 pianeti più altri 2.400 da confermare. Inoltre K2 ha aggiunto altri 500 pianeti alla valutazione.
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Come avviene la scoperta di corpi celesti
Poiché la stella appare all’obiettivo luminosa al centro e più fioca ai bordi, quando un piccolo pianeta incrocia la sua orbita con la luce della stella stessa, può essere notato. Il loro “lampeggiare” crea delle variazioni di luminosità che prendono il nome di curva di luce. Gli scienziati, monitorando queste variazioni, riescono a calcolare le dimensioni di un pianeta e la sua orbita.
Il numero elevato di lampeggiamenti nel breve tempo di Kepler ha attirato l’attenzione di René Heller. L’astrofisico del Max Planck Institute for Solar System Research e i suoi colleghi hanno analizzato le scansioni dei dati. I 18 pianeti hanno un diametro che va dal 70% rispetto a quello terrestre (per la maggior parte di essi) fino al doppio di quello del nostro mondo.
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Si attendono nuove scoperte dalla nostra galassia
“La missione primaria ha oltre 2000 pianeti confermati e ogni curva di luce è lunga 1600 giorni“, dice Heller. Si pronostica che dai dati raccolti dalla missione Kepler si potranno tracciare altri 100 piccoli pianeti. Insomma, non solo i ricercatori del Max Planck Institute ripongono fiducia nel metodo di scansione utilizzato. La tecnologia è tale da garantire nuove scoperte in maniera estremamente affidabile.