L’emergenza Coronavirus determina continui aggiornamenti sul numero delle vittime in Italia. Aggiornamenti che somigliano sempre più a veri e propri bollettini di guerra. Al momento della stesura di questo articolo, le vittime ufficiali con e per Coronavirus sono 7.503. Ma pochissimi raccontano su come si affrontata il post decesso. È un dovere raccontare – per le vittime, per le famiglie e anche per la sicurezza degli operatori del settore funebre e non solo – ciò che avviene dopo la morte causata dal virus. Sia per quel che riguarda i funerali sia per gli accorgimenti da adottare sul corpo della vittima.
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Vittime del virus: le procedure per la salma
- Vietato svestire la salma degli indumenti indossati all’atto del decesso. Tuttavia non è vietato rivestire la salma, e ciò sia quando essa sia nuda, sia quando essa sia vestita. Nel secondo caso, però, i nuovi indumenti vanno posti sopra quelli che già indossati;
- Escluse le operazioni di tanatocosmesi come il lavaggio, il taglio delle unghie, dei capelli, della barba e del tamponamento;
- I corpi vanno avvolti come si trovano in un lenzuolo imbevuto di disinfettante;
- I corpi devono essere composti all’interno di una duplice cassa ed “essere manipolati il meno possibile facendo la massima attenzione”.
Inoltre l’esumazione di una persona deceduta per una malattia infettiva può essere svolta solo due anni dopo la relativa inumazione.
Vietato anche l’ultimo saluto!
Per frenare una ulteriore diffusione del Coronavirus, il decreto dello scorso 8 marzo ha sospeso tutti i tipi di celebrazioni pubbliche tra cui anche i funerali, senza distinzioni di cultura o religione! I riti per rendere omaggio ai defunti e per offrire sollievo alle persone care sono stati ridotti all’essenziale o addirittura vietati per paura che si diffonda il contagio. Le regole sono molto stringenti. Anche se indispensabili, aggiungono dolore al dolore della perdita di un congiunto o di un amico. Questo virus ha di fatto tolto anche la dignità nella morte.
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La “passerella” delle vittime: da Bergamo la cartolina della tragedia
Tra le città più colpite c’è sicuramente Bergamo. Proprio da qui probabilmente arriva la “cartolina” simbolo che consegnerà questa emergenza alla storia. Gli obitori e i cimiteri pieni, i forni crematori al lavoro senza sosta e tantissime bare adagiate addirittura all’interno di diverse chiese del bergamasco. Così il 18 marzo cinquanta soldati e quindici mezzi pesanti dell’esercito sono stati mandati in città per prelevare le salme delle vittime da cremare e trasportarle in altre province italiane meno colpite dall’epidemia. La foto dei camion dell’esercito che portano via i cadaveri dalla città è sicuramente una delle immagini più tristi e struggenti della storia del nostro paese! Una scena che toglie parole e forze lasciando spazio solo a lacrime e dolore.
Resisti Italia!