WhatsApp è tra le chat più utilizzate in tutto il globo. Le sue emoji vengono aggiornate di frequente al fine di essere sempre più rappresentative e inclusive. Nell’ultimo aggiornamento, tra le nuove icone, fanno la loro comparsa quelle riferite al terzo genere. Si tratta di un “omino” di genere neutro, alternativo a quelli di maschio e femmina. Ancora più importante è la bandiera del movimento transgender. Con questo termine si indicano sia coloro che hanno un’identità di genere diversa dal loro sesso biologico sia, in maniera più generica, tutti gli orientamenti sessuali.
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WhatsApp integra il “terzo genere”
Chi ha effettuato l’ultimo aggiornamento dell’applicazione avrà notato la comparsa di un terzo personaggio tra le figure umane. A prima vista sembrerebbe solo un cambio d’abito ma, osservando meglio l’emoticon, si nota la sua connotazione neutra rispetto ai “colleghi” uomo e donna. Si tratta di un chiaro riferimento all’integrazione del terzo genere anche nel mondo social.
Che WhatsApp appoggiasse l’amore in tutte le sue forme era già noto. Lo ha ampiamente dimostrato in precedenza con i cuori che richiamano la rainbow flag (bandiera arcobaleno che simbolicamente rappresenta la comunità LGBTQ+) e, soprattutto, con la varietà di combinazioni per rappresentare la famiglia.
Oltre alla terza sagoma umana, compare una nuova bandiera: la Transgender Pride Flag (bandiera dell’orgoglio transgender). WhatsApp ha integrato la bandiera ideata da Monica Helms e apparsa nel 2000 al pride di Phoenix, in Arizona (USA). Il colore bianco al centro, tra le bande rosa e azzurre, rappresenta la transizione da un genere all’altro. Un’altra interpretazione, fornita dalla stessa autrice, è che la neutralità del colore integra chi preferisce definirsi “senza genere”, non sentendosi né uomo né donna.
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WhatsApp: perché questo aggiornamento
Ad avvalorare la tesi è l’introduzione su WhatsApp anche della bandiera dell’ONU. Le Nazioni Unite, infatti, sono l’Ente promotore della Giornata Mondiale contro l’AIDS, in occasione di un Summit mondiale dei Ministri della Sanità nel 1988. In seguito, è stata adottata da governi, organizzazioni internazionali e associazioni di tutto il mondo.
Dal 1981 l’AIDS ha ucciso oltre 25 milioni di persone. Si tratta di una delle epidemie più distruttive che la storia ricordi. Un’epidemia che, nonostante l’evoluzione terapeutica, continua a mietere vittime.
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Gay Friendly: le aziende che sposano l’inclusione di genere
Data la mole di persone a rappresentare questo mondo, l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) invita esplicitamente il “terzo genere” a partecipare ai questionari. Un modo per dare voce all’intera comunità LGBTQ+. È importante che nelle statistiche nazionali riguardanti la popolazione sia rappresentata anche quest’ultima, per orientare scelte politiche, economiche e amministrative.